Per gran parte dell’inverno e tutta la primavera l’ingresso dell’Abisso Papé Satàn è rimasto nascosto sotto vari metri di neve. Tutti i tentativi di individuarlo per scavare un tunnel nella neve e continuare le esplorazioni sono risultati vani. Ormai siamo a luglio: praticamente non c’è più neve, è il momento di tornare all’attacco!

Non c’è più neve…sì, nel resto delle Alpi, ma all’ombra delle pareti nord del Canin questa resiste ancora! Beccuccio, Davide ed io decidiamo che è il momento di provare lo stesso. Pala e sonda si rivelano indispensabili per liberare l’entrata e solo dopo una buona mezz’ora di scavi riusciamo a mettere il naso nella grotta. Una confortante corrente d’aria  ci accompagna durante la discesa e in breve siamo in zona esplorazioni.

L’ultima volta ci eravamo fermati su un pozzetto dietro ad una piccola risalita. Lo scendiamo. Conduce in una zona dove ero già arrivato in gennaio, passando per un meandro fastidiosamente stretto. La via alta è decisamente più comoda. Una doverosa ispezione alle finestre laterali ma niente: bisogna scendere ancora. Una strettoia ci porta in un meandro più ampio, mentre la forte corrente d’aria non fa che alimentare le nostre speranze. Dopo il meandro un pozzo molto largo con due prosecuzioni possibili: a destra un saltino porta ad una piccola galleria attiva alquanto stretta e fangosa. A sinistra il by-pass che, tramite un pozzo, porta direttamente oltre i fanghi. Da lì una nuova galleria, fossile questa volta, prosegue nella direzione ‘giusta’ fino a diventare meandro e poi…

E poi…senza altre corde non si va avanti: un pozzo da 20 scampana sotto di noi! Possiamo andar via soddisfatti questa volta. Per di più, il vento gelido che soffia in queste gallerie, pur rendendo gli ambienti poco confortevoli, è garanzia di vaste prosecuzioni.

Alberto Dal Maso (Kraft)

16/07/2016