DSCF7048Io mi ricordo che al corso che mi ha introdotto alla speleologia c’era la lezione di “speleologia extraeuropea”, parafrasata in idioma locale da Linus in “robe che qua no se vedi”. Fra le più curiose mi ricordo i tubi di lava (o ‘lava tubes’ in inglese, che sembra più figo). Ed eccomi di ritorno dal mio viaggio di nozze in Islanda, pronto a condividere le piccole esperienze speleologiche che mi sono concesso.

La grotta forse più significativa sarebbe stata Thrihnukagigur (che in islandese vuol dire tre picchi, come Triglav solo che non c’entra niente). Vedere il rilievo a sinistra per credere, è thrihnukahellir_thversnidesattamente quello che sembra: il P110 è il condotto centrale di un vulcano, la stanza finale la sua camera magmatica, rimasta anche lei inspiegabilmente vuota. Purtroppo non abbiamo avuto tempo per questa grotta, che si trovava un po’ fuori dal nostro itinerario, perché la mia valigia era rimasta sul continente e ci abbiamo messo una giornata intera per recuperarla. La signorina dell’aeroporto in compenso mi aveva fornito di ben due “overnight LADY kit”. Quindi non avevo una giacca a vento, però mi avevano regalato 8 tampax e due creme per il viso. In realtà va anche detto che l’idea di pagare 480 euro (in due) per fare un meno 120, per di più in ascensore, non  mi allettava troppo. Alto di orgoglio o corto di manica, fate voi.

rilievo vatnshellirIl piano B, sempre pronto anche in Islanda, si chiamava Vatnshellir, una grotta forse meno suggestiva ma più abbordabile (sia perché l’ingresso è a 10 metri dalla strada, sia perché il biglietto ha un prezzo più accettabile). La descrizione è meglio non leggerla, perché fa passare la voglia  (e cito: “Scendi nelle viscere della terra per più 35 metri sotto la superficie!!!”), mentre andarle a visitare ne vale la pena, perché appunto ci sono “robe che qua no se vedi”.

La nostra guida Gummi (versione del nome resa pronunciabile per i turisti), oltre a dire menate sui Troll, ci spiega per bene come si originano i lava tubes. Per farla ‘brutta e veloce’ la colata lavica di un’eruzione si spiana lentamente lungo l’altipiano, e andrà a formare un tipico paesaggio islandese: il campo di lava (o ‘lava fiele’, perché vale sempre che in inglese fa più figo). Durante l’eruzione la parte a contatto con l’aria si solidifica prima (come farebbe se fosse polenta) quindi non scorre più, contemporaneamente, sotto DSCF7070questa crosta, il fiume di lava continua a fluire lasciando un vuoto (da qui il nome ‘tubo di lava’). Immaginate di bucare il fondo di una confezione di ketchup e soffiare dal beccuccio, il ketchup-lava esce dal fondo e il vuoto che rimane nella confezione è un ‘ketchup-tube’. Purtroppo non sono un geologo e meglio di così non riesco ad esprimerlo, se non avete capito potete sempre andate in Islanda a farvelo spiegare da Gummi, che è un ragazzo in gamba.

Una differenza quindi enorme con le grotte che avevo visto finora è che i lavatubi non sono scavati dall’acqua, e proprio per questa origine insolita Vatnshellir è la grotta probabilmente più giovane (circa 8000 anni il ramo più recente che poi ha intercettato un tubo di lava più antico) e quella  formatasi più in fretta che abbia mai visitato, oltre che una delle più fredde, perché vale sempre la regola della temperatura media annuale, che vi lascio immaginare quanto possa essere alta al di sopra del sessantacinquesimo parallelo.

stalagmiti laviche (2)Un’altra cosa che non sapevo è che esistono concrezioni fatte di lava, che hanno poco a che fare con quelle a cui siamo abituati qui in Carso, se non per la forma. La genesi di stalattiti e stalagmiti di base funziona così: la lava gocciola e si solidifica, un po’ come i ghirigori con la sabbia bagnata a Lignano, solo con qualche migliaio di gradi Celsius in più. Non c’è quindi deposito di sali minerali disciolti, ma è tutto il materiale lavico a solidificarsi. Il vantaggio è che si formano molto in fretta (48 ore circa per quelle in fotografia), lo svantaggio è che una volta finita l’eruzione e formatesi non c’è chance che continuino a crescere.stalagmiti laviche

Purtroppo non ho invece una foto decente delle concrezioni con l’origine sicuramente più inusuale che abbia mai visto. Due stalagmiti una a fianco all’altra formatesi non per il percolare della lava fusa ma per una risalita di gas. Immaginate un laghetto di lava, del gas che risale e ribolle e le bolle che si solidificano sopra di esso formando una stalagmite. Non ho paragoni culinari per una roba del genere.

Chiaramente io essendo turista ho fatto domande da turista standard: “Come procedeteDSCF7035 per le esplorazioni?”, ”Meglio inverno o meglio estate?”, “C’è da scavare?”, “Quanti lava tubes sono stati scoperti?, “Pensate che ce ne siano ancora molti?” In breve ho appreso che probabilmente mancano un sacco di lavatubi da trovare, che loro usano il georadar e che non c’è da scavare, ma solo da spostare qualche roccia. Mi dimentico di chiedere se servono permessi … ma forse è meglio così, perché l’Islanda è praticamente un immenso campo di lava, e io ero pur sempre in viaggio di nozze!

Luca