C’è poco da fare…le grotte con l’acqua sono sempre le più divertenti!

Questa settimana abbiamo preso di mira l’inghiottitoio presso Dane pri Divači, che sul catasto sloveno si trova sotto vari nomi, personalmente preferisco Med jamah (da notare la ‘h’ finale, che non ho ben capito a cosa serva…). Ad ogni modo mercoledì ci troviamo Davide ed io per tentare il primo assalto. Dal cavernone d’ingresso, seguendo il torrentello, ci caliamo rapidamente lungo una cascata. Però, arrivati nel salone successivo il mio compagno lamenta un problema al ginocchio, che ci costringe a fare dietrofront. A questo punto ci viene il sospetto che ripercorrere la cascata in salita potrebbe risultare alquanto fastidioso, ma non essendoci alternativa ci diamo coraggio e affrontiamo a testa bassa l’acqua gelida che ci inzuppa letteralmente dalla testa ai piedi. In macchina, col riscaldamento a palla, meditiamo sulla disfatta e giungiamo a una conclusione: bisogna tornare, ma attrezzati con la muta!

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Detto fatto: due giorni dopo mi trovo con Luca, che deve ancora collaudare il suo regalo di laurea: quale occasione migliore?! Certo le previsioni meteo non sono delle più incoraggianti per andare a infilarsi in un inghiottitoio attivo: il timore è di trovare chiuso qualche sifone, il che ci costringerebbe ad una seconda, disonorevole ritirata. Invece, con grande sollievo e un certo stupore notiamo che, nonostante la pioggia, il torrentello all’ingresso si era praticamente prosciugato. Più abbondante è invece l’acqua in un tratto che sicuramente era sifone fino a pochi giorni prima, dove riusciamo a passare

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a malapena grazie a una cinquantina di centimetri tra la superficie e il soffitto. Pregando di ritrovare questo passaggio agibile anche al ritorno, proseguiamo incontrando un simpatico ruscelletto, che seguiamo tra meandri, marmittoni e vari pozzi-cascata. Man mano che si scende i salti diventano sempre più alti, fino a un abbondante p30 che sfocia nel cavernone terminale a -170.

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Grazie allo strato di neoprene che indossiamo, risalire i pozzi (e quindi le cascate controcorrente) non è certo un problema, se non per la fatica di trascinarsi dietro i sacchi zuppi. In breve eccoci di nuovo in prossimità del quasi-sifone, che con nostro grande sollievo troviamo ancora tranquillamente agibile.

Come per la maggior parte delle grotte slovene non siamo riusciti a trovare il rilievo. A chi volesse ripeterla (e ne vale la pena!) consigliamo di portare una ventina di ancoraggi (si trovano soprattutto spit), 200 m abbondanti di corda più qualche spezzone…più ovviamente la muta in neoprene. Buon divertimento!