USP, AXXXO, CGEB e G.S.Pd assieme nel campo Speleo internazionale per la bonifica del Berger, il primo meno mille al mondo nel 1954. È una grottona da non sottovalutare, gigante, diversa, Bella, concrezionata in modo sbalorditivo, impegnativa in termini di resistenza fisica. È un meno 1271 m ora, con 10 ingressi e 35 km di gallerie. La bonifica è ormai una iniziativa di tanti anni. Le immondizie stanno a quote diverse e ognuno porta fuori qualcosa. Qui si è fatta la storia della speleologia, è la culla di tanti sogni esplorativi. Una grotta piena di storia. Per la XXX hanno partecipato Fabrizio Viezzoli, Carol Marsala, Maurizio DeAngelis e Francesco Agostini.
Si seguito il racconto della nostra amica dell’Unione Speleogica Pordenonese.
Domenica 05 e lunedì 6 agosto 2018. Partecipazione al campo speleo internazionale in Vercors per la bonifica del Gouffre Berger.
Si tratta di una iniziativa del francese Rémy Limagne che porta avanti da ormai sette anni. Questa volta sono quasi 300 gli speleologi coinvolti e provenienti da tutto il mondo. C’erano solo sette italiani cioè noi: Linus, Viezzoli, Carol, Maurizio, Franz e Orzo. Il campo base è il campeggio di Mèaudre a quota 1000 sul Vercors. È stato bello vedere un campeggio così popolato di speleo, con il loro rumore di ferraglia inconfondibile, ogni giorno qualcuno si preparava. Girovagando ormai conoscevo le tende anche se non ci avevo fatto amicizia e si buttava sempre l’occhio per vedere se erano tornati o meno. Il punto di riferimento era un tendone, la nostra mecca tutte le sere: qui erano appesi i fogli lavagna giornalieri, dove ognuno di segnava ora di partenza e arrivo dal campeggio, la meta e dove Rémy scriveva in base al meteo se il -1000 o -600 era fattibile o meno. A volte i francesi banchettavano davanti al mega rilievo della grotta e fiumi di vino: a parte Rémy erano piuttosto schivi e sulle loro, con gran fatica parlavano qualche parola di inglese. Abbiamo fatto amicizia con gli sloveni della Jamarska Zveza che ci hanno poi ringraziato per le dritte perché siamo entrati in Berger prima di loro. Siamo arrivati il sabato 4 agosto con una settimana davanti di previsione meteo pessima. Rémy ci ha consigliato di entrare domenica anziché lunedì e questa cosa ci ha messo ansia e nervosismo. Solo successivamente abbiamo capito come funziona il meteo là (faceva caldo quanto in Italia e brevi acquazzoni nel pomeriggio) e a saperlo avremmo fatto tutto con più calma. La paura della piena e la storia che gira attorno a quella grotta è un fagotto che ti porti dentro tutto il giro. Le entrate in grotta sono state sospese solo due volte in 10 giorni.
Non c’erano stand materiali, tutto era svolto in completa autonomia. Nessuno ci ha guidato alla grotta o in grotta: ci hanno dato una mappa e detto di seguire i catarifrangenti. Il compito dei francesi era solo dare l’ok a entrare o meno. E per arrivare alla grotta ci siamo persi. Dal campeggio alla parcheggio Le Molière, dove si lascia la macchina, sono 30 minuti e poi a piedi ci dissero quasi una ora. Col piffero! Una ora e mezza serviva, sia andata che ritorno! Non c’è tanto dislivello, ma circa 4 km in un bosco simile a Asiago a quota 1500 m in mezzo a tanti sentieri. Sbagli bivio e ciao. Uscita in notturna pure sconsigliata. Mentre camminavo pensavo al periodo delle esplorazioni dove quella dozzina di uomini di punta vestiti con tute di cotone si faceva il mazzo a portare la roba qui grazie ai muli e a loro stessi! Non è mica una strada larga e comoda arrivarci! E dormivano in sacchi neri di immondizie! Altro che materiale super tecnico!
Arriviamo all’ingresso che ha un tavolo con un libro dove segnare l’ora di entrata in grotta e uscita. Noi entriamo alle 10.30 e usciamo a mezzanotte. La prima ora e mezza non me la aspettavo: la grotta ai sviluppa con una serie di pozzi, meandro da 80 m (?), pozzo, meandro da 80 m (?) e pozzi fondi massimo 40 m armati in doppia (con cordini in dinema molto elementari per portare ogni giorno 20 persone…). Fino a 230 m la grotta si presenta bella pulita e appena faticosa. La sua fama di essere grande ci ha fregato. Pensavo fosse comoda subito io! Fatto i 230 m di colpo però ci si trova in una galleria da kilometro! La Scurion a manetta non riesce a illuminarla tutta! La si percorre scendendo di 300 m di dislivello tra concrezioni e massi di crollo. Ogni tanto qualche pozzo con spit che salta… giusto per regalare emozioni. Le stalagmiti qui sono coniche e non a tronco di palma come le nostre. Sembrava un posto fatato, mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie con queste stalagmiti da 5 m e più che parevano parlare di quanta gente sia passata di là, si respirava una aria strana. Le vasche di concrezionamento dette gours qui sono vere e proprie piscine!! Poi guardando anche nel piccolo tra cannule e stalattiti c’era da meravigliarsi. Fino a meno 500 m si arriva in 3 h comode. Qui c’è un campo base pulito, dove si possono trovare le prime immondizie da portare fuori. Le altre stanno a meno 800 m. Il percorso è segnato dai catarifrangenti e da tabelle con punti di raccolta dei rifiuti che ti fanno capire dove sei sul rilievo. Da qui per il fondo servono 5 ore. Si prosegue lungo grandi colate fino a arrivare alla sala della “vagina”: ehm, è una fontana (pisarot) rumorosa concrezionata sul tetto per mezzo metro di lunghezza, una sorta di stalattite bucata che sembra un clitoride ed è il simbolo della grotta! Non abbiatemene a male per sta descrizione ma io una roba così non la ho mai vista e non saprei come descriverla!!