La nostra storia

La nostra storia

La prima guerra mondiale, era finita da pochi giorni e Trieste era finalmente italiana…

1918 - La guerra

la prima guerra mondiale, era finita da pochi giorni e Trieste era finalmente italiana. La città, in quei giorni di fine ottobre e inizio novembre, era in festa e grandi speranze animavano gli ambienti cittadini. Fra questi, nel popoloso rione di S.Giacomo, precisamente nel ricreatorio Pitteri, un gruppo di giovani volle associarsi per sviluppare un’attività sportivo-culturale dando così inizio a questa nostra storia, la storia dell’Associazione XXX ottobre. Era il 24 novembre. Perché “Trenta ottobre”? Perché quel giorno la città ebbe la certezza che il momento era giunto ed insorse spontaneamente per accelerare l’arrivo delle truppe italiane.

Tra i gruppi più attivi da subito c’era il gruppo grotte con la carismatica figura di Cesare Prez. Da allora i grottisti della Trenta si sono distinti in numerose attività ed esplorazioni sia sul territorio nazionale che all’estero.

Di seguito c’è la storia del gruppo tratta dal numero X degli “Annali

Esce dunque questa raccolta di fatti storici ed immagini che hanno legato il nome del Gruppo Grotte XXX Ottobre allo sviluppo della speleologia triestina e italiana. Credo sia il primo lavoro d’indagine sistematica tendente ad accrescere il complesso di documenti e conoscenze inerenti gli ottant’anni di attività speleologica svolta da questa Società, fatti di cui la maggior parte dei soci stessi della Sezione non sono compiutamente a conoscenza. Questo contributo storico è il frutto di un lungo lavoro di ricerca svolto in gran parte attingendo a libri e riviste pubblicate nel corso del secolo ed in misura non minore riportando i vivi ricordi di alcuni anziani soci del gruppo. Queste due fonti talora sono in contrasto sullo stesso argomento, denotando, come in ogni evento di narrazione storica, una difficile corrispondenza tra alcuni fatti passati alla storia ufficiale ed i medesimi fatti riportati dalla viva voce dei protagonisti di un tempo. Proprio svolgendo un lavoro storico, le notizie documentate sono state viste con un metodo d’indagine critico, senza necessariamente prendere per  buono e scontato quanto scritto sino ad ora. Le sorprese non sono mancate, portando alla luce qualche traballante crepa su alcuni episodi storici della speleologia triestina (passati cioè a storia ufficiale) che hanno visto protagonista il nostro gruppo (Raspo, Abisso III° di Gropada, Novelli), episodi che non sono stati qui storicamente rivisti poiché ciò esula dagli intenti del lavoro svolto. Passando ai metodi di ricerca, bisogna dire che il lavoro presentato non è completo in quanto non ho potuto consultare (per cause di forza maggiore), una delle fonti essenziali per documentare l’attività del gruppo: i libri delle uscite. Ho potuto ricavare informazioni da questi registri solamente per gli anni 1952-1969 e 1990-1998; come si può capire, sono stati persi e rubati non solo i libri storicamente “appetibili” (anni ’20, ’30, 40), ma anche quelli, più recenti, relativi all’attività degli anni ’70 e ’80. Ecco allora che si può ipotizzare per periodi di tempo a noi vicini, senza ovviamente provarlo, chi abbia fatto la “spesa” prima di cambiare sodalizio o prima di concludere l’attività speleologica e magari ora sta leggendo queste righe: farebbe oggi, in questo ottantesimo anniversario, una gran cosa a restituire quello che non gli appartiene ma è della collettività del Gruppo Grotte e della sua identità. Ho citato anche diversi nomi di soci in questa relazione, non me ne voglia chi ingiustamente non è stato nominato; i motivi sono da ricercare proprio nella mancanza dei libri delle uscite. Non solo i registri delle uscite sono stati sottratti, ma anche gran parte dell’archivio storico comprendente foto, rilievi, documenti e materiali d’esplorazione. Ho potuto colmare queste lacune grazie alla disponibilità di alcuni enti e persone che qui ringrazio. Questo lavoro non avrebbe visto la luce senza l’aiuto di Stelio Chiama, Aldo Fedel, Pino Ianezic e Marcello Tomè, che mi hanno fornito notizie e materiale fotografico dei periodi in cui hanno svolto l’attività con il Gruppo Grotte. Ringrazio pure Maurizio Radacich per avermi fornito alcuni articoli storici de “Il Piccolo” riguardo l’attività della Sezione Grotte negli anni ’20 e sui fatti di Raspo. Ancora, ringraziamenti a Pino Guidi per avermi fornito alcune pubblicazioni oramai introvabili e per la consulenza critica sulla bibliografia annessa all’articolo. Una collaborazione concreta è stata fornita dalla Commissione Grotte “Eugenio Boegan” che ha permesso la consultazione della biblioteca e dell’archivio storico del Catasto Grotte, mettendo a dura prova la pazienza dei rispettivi responsabili che qui ringrazio, Susanna Martinuzzi e Mario Prete. Ho volutamente lasciato per ultimo il ringraziamento alle voci di due “veci” che hanno rievocato le cose d’un tempo, per stabilire un’identità sino ad oggi poco conosciuta. Dario Favretto, 75 anni a Febbraio (si può dire ?), mi ha supportato non solo esponendo l’attività degli anni 1937-1947, ma soprattutto consegnando il suo archivio personale all’archivio del Gruppo Grotte, colmando così, con documenti e foto inedite, un periodo storico poco conosciuto. Infine, un essenziale e simpatico aiuto l’ho ricevuto da Bruno Cosmini (classe 1909) decano della speleologia triestina, che mi ha fornito notizie e gagliarde fotografie degli anni 1928-1932.

Vorrei concludere dedicando questo lavoro a quegli speleologi della XXX Ottobre che, per vari motivi del destino, hanno abbandonato prematuramente la vita terrena senza vedere questi ottanta anni di fondazione. Accostati oggi a noi nella scelta di un’attività difficile da spiegare usando le scontate terminologie delle rigide e canoniche convenzioni sociali; questo mio lavoro venga quindi a ricordo di Mauro Colognatti, Riccardo Furlani, Bruno Marciano, Mario Lanci, Helmut Strasser, Rino Ricatti, Maurizio Martini e Luciano Cergol, tutti nomi ai quali ci sentiamo legati nel condividere la scelta d’appartenere ad un sodalizio speleologico del quale andiamo giustamente fieri.

1918-1932 - Conclusione del primo conflitto

Alla conclusione del primo conflitto mondiale a Trieste si respira un’aria piena di aspettative e di voglia di fare, per lasciarsi alle spalle il clima ottocentesco che ancora si avverte in città. Neanche un mese dopo la cessazione delle ostilità, un gruppo di ex-allievi del ricreatorio Pitteri fonda a Trieste un’associazione polisportiva che nel nome ricorda la data in cui Trieste insorge contro il dominio asburgico, appunto il 30 Ottobre 1918. La data di fondazione della società è il 24 Novembre 1918 e il 2 Dicembre viene redatto il primo verbale. Sono all’inizio una cinquantina i soci fondatori dell’ associazione che come prima sede trova il comprensorio del ricreatorio Pitteri; la sede verrà poi spostata in via Vico e dopo sette cambi d’indirizzo verrà situata in via Battisti 22, nel centro città, dove si trova tuttora. Tra i soci fondatori e consiglieri del primo direttivo della Società trovano posto due persone che saranno considerate i fondatori della Sezione Grotte, Giacomo Dimini e, in particolar modo,  Mario Rossi.

Durante il primo biennio di vita dell’ Associazione vengono costituite numerose sezioni per ogni branca di attività sportiva, dal canottaggio al ciclismo, dall’ atletica leggera alla ginnastica; tuttavia, il cardine dell’attività viene subito concentrato sulla Sezione Grotte. I primi due anni d’attività non sono a carattere esplorativo in quanto il primo problema d’affrontare è la costituzione di un adeguato  parco materiali e curare l’allenamento dei soci che intraprendono l’attività speleologica. Inoltre, la mancanza di automezzi con i quali trasportare i grottisti e i loro pesantissimi materiali d’esplorazione costituiranno le motivazioni per le quali verranno privilegiate le escursioni d’allenamento e l’organizzazione di uscite a carattere sociale (gita organizzata alla Grotta delle Torri di Slivia 39 VG).

Il 1920 rappresenta una data importante per la storia del gruppo in quanto entrano come soci i fratelli Prez ( Cesare, Augusto, Federico), che daranno nuovo impulso alla giovane Sezione Grotte.

Proprio nel 1920, il 3 e 4 Novembre, la Sezione compie l’esplorazione dell’Abisso presso la Stazione ferroviaria di Prosecco meglio conosciuta come Abisso E.A.Martel, dove il forzamento di una fenditura posta a – 90m, porta i grottisti in una galleria lunga 45 m ricca di formazioni cristalline. Nel medesimo anno viene pure rilevata una cavità presso Basovizza (Pozzo della Quercia 2988 VG). Nel 1921 e 1922 il gruppo opera finalmente in esplorazione principalmente nella zona di Sesana, Corgnale e l’Equile Lipizzano, rilevando una ventina di nuove cavità tra le quali la ex 1749 e la ex 1718 VG, mentre come risultato maggiore viene esplorato l’Abisso a SO di Sesana ex 599 VG profondo 108 m. Sempre nel 1921 viene completata il 15 Agosto l’esplorazione all’Abisso Martel scendendo due pozzi paralleli di 40 e 44 m che poi costituiranno la via del fondo attuale della cavità (-150 m); nel Principato di Monaco viene organizzata una mostra internazionale sul turismo ove trova spazio una mostra sulla Speleologia, organizzata dalla SAG, alla quale partecipa con del materiale anche la nostra Sezione Grotte. Nel 1922 il gruppo è dotato di un buon parco attrezzi e di uomini preparati tra i quali i già citati fratelli Prez, Mario Rossi, Giacomo Dimini e un giovanissimo Emilio Comici; di conseguenza vengono effettuate alcune discese nell’impegnativo Abisso dei Serpenti (pozzo d’ingresso di 180 m) e nelle Grotte di S.Canziano dove, alla caverna tra la Grotta delle Fontane e il Lago di Caronte, viene dato il nome di “XXX Ottobre”. Proprio durante una di queste esplorazioni, nel tentativo di cercare un passeggio alto per aggirare il sifone della Caverna Marchesetti, cade da un’altezza di 90 metri Federico Prez trovando ovviamente la morte; il cadavere sarà poi portato all’esterno a spalle dal fratello Cesare dopo 3 lunghe ore di recupero. L’anno si chiude con l’esplorazione dell’Abisso di S.Croce 2355 VG (-83 m) e con la scoperta di alcune modeste cavità nella zona del M.te Gaia, tra le quali la 2942 VG che esplorata sino a -30 diventerà poi, con successive esplorazioni, l’Abisso del M.te Gaia (-118 m). Nel 1923 diventa membro della Sezione Grotte l’ing. Tarabocchia, abile costruttore di scale leggere e resistenti, ottimo fotografo ed esperto rilevatore, qualità che risulteranno determinanti per le nuove esplorazioni e la loro relativa documentazione. Egli, assieme a Cesare Prez, dà nuovo impulso al gruppo che da questo momento inizierà un’intensa attività esplorativa. In questo anno viene rilevata qualche cavità nella zona di Sgonico (1676 VG) e il gruppo aderisce all’iniziativa della SAG per la tutela delle grotte del Carso fatte oggetto di vandalismi. Esplorate ancora alcune zone vergini dei complessi di Postumia e S.Canziano e scoperta una galleria di 70 m nell’Abisso nell’Altipiano di S.Servolo.

Il 1924 è l’anno della svolta della Sezione Grotte: Mario Rossi lascia la direzione del gruppo, oramai ottimamente avviato, all’amico Cesare Prez che traccia subito un programma organico ed ambizioso per l’attività futura che verrà coronato da pieno successo. L’ultimo passo per lanciare definitivamente la Sezione all’intensa attività esplorativa viene compiuto nel 1924, quando al gruppo viene fornito l’autocarro attrezzato ad opera del Col. Gariboldi (Capo della Commissione per la delimitazione dei confini italo-jugoslavi) per aver recato, in questi anni, un serio e proficuo contributo alla conoscenza della struttura idrogeologica delle zone d’esplorazione. Da questo momento i grottisti della XXX Ottobre spazieranno sugli immensi ed inesplorati tavolati carsici della Venezia Giulia, sino a questo momento preclusi proprio a causa della mancanza d’automezzi di trasporto.

La Sezione dunque, fornita di autocarro, uomini e materiali, inizia nel 1924 un’intensissima opera di battuta sul territorio che dà subito dei risultati: nuove grotte vengono scoperte nella zona di Bresenza del Taiano (Pozzo I e II ad E di Debeli Hrib) ed a SE di Sesana (ex 1750- ex 1753-ex 1754 VG, Cintlova Jama ex 1725 VG). Altre cavità vengono esplorate nella zona del M.te Scherbina vicino a Pinguente, me è nella ex 164 VG, conosciuta anche come Grotta Stoicovich, che i grottisti compiono un’importante esplorazione: arrampicando una parete di venti metri dal fondo della prima caverna, essi scoprono delle belle gallerie a più piani per circa un centinaio di metri di sviluppo, arrestandosi contro un cumulo d’argilla che, oltrepassato nel 1937 dalla SAG, porterà ad ulteriori sviluppi della cavità. Sempre nel 1924, l’8 e il 15 Luglio, la XXX Ottobre compie la prima esplorazione della Grotta del Monte dei Pini 2945 VG arrestandosi a 100 m di profondità su uno sviluppo di 150 m; il rilievo viene compiuto dagli ex “austriacanti” del D.O.A.V. E. Pretner e L.D. Suringar e da C.Prez. Sempre in Luglio viene organizzata una campagna esplorativa in Ciceria, nella zona di Danne, Jelovizza e Mune Grande, rilevando alcune cavità (ex 1688-ex 1689 VG), mentre il risultato più importante, sia dal punto di vista esplorativo che dal punto di vista storico, viene raggiunto alla Grotta della Marna ex 602 VG, meglio poi conosciuta come Abisso Bertarelli. La cavità venne esplorata sommariamente dalla SAG nel 1922 e poi cadde nell’oblio sino al 1924, quando, il 7 Settembre, la Sezione Grotte dell’Ass. XXX O. scese per prima il pozzo interno di 130 m arrestandosi per mancanza di materiali sull’orlo di un altro pozzo che venne disceso il 21 Settembre dalla squadra di punta Tarabocchia – Prez, che si arrestò alla notevole profondità di -307 m. A quest’ultima esplorazione parteciparono in veste non ufficiale i soci della SAG  Cesca e De Vecchi, dopo che la loro società aveva rifiutato l’invito della XXX Ottobre per un’esplorazione comune dell’abisso. Verso fine anno si organizza, per la festa di S. Nicolò, una serata danzante il cui ricavato viene devoluto alla Sezione Grotte per l’acquisto di ulteriori attrezzature speleologiche per condurre avanti le esplorazioni a Raspo, e viene pure attrezzata per tutti i soci la Grotta delle Torri di Lipizza per ricavare ulteriori fondi da devolvere agli speleologi. L’anno si chiude scoprendo la Grotta di Gabrovizza 2332 VG e un’altra cavità che, nel bene e nel male, entrerà nella storia della speleologia triestina, l’Abisso III di Gropada 2287 VG profondo 93 m con un’ulteriore certa prosecuzione sul fondo; da allora la cavità non verrà più rintracciata. Prima di chiudere questo intenso 1924, è utile ricordare l’impresa di due grottisti della XXX Ottobre che l’11 Agosto aprono una nuova via di roccia sulla guglia del Jof Fuart dedicandola a Federico Prez e in un secondo tempo salgono la direttissima dell’Ago di Villaco. La base dei rocciatori dell’Associazione dunque  (che verrà costituita ben più tardi), è la squadra di punta della Sezione Grotte dell’Associazione XXX Ottobre, Emilio Comici e Giulio Benedetti.

Nei primi mesi del 1925 viene inoltrata una fitta corrispondenza con la SAG per ottenere un’autorizzazione (che non verrà concessa) al proseguimento delle esplorazioni a Raspo, dove l’Alpina, il 24 Novembre 1924, aveva raggiunto il record mondiale di profondità. L’anno che sta entrando rappresenta forse il momento più intenso per quanto concerne l’attività di ricerca di nuove cavità svolta dalla Sezione Grotte: alla fine, saranno oltre 150 le grotte messe a catasto in questa annata. Vengono infatti rilevate nuove grotte nella zona del M.te Carso e di B.go Grotta Gigante e in un’area densissima di cavità, l’Altipiano della Ciceria; vengono battute le zone di Blisnice, Bergozza, Gelovizza, Velika Glavizza e Lanischie dove, tra i risultati maggiori, si scopre la ex 1691 VG (-103m), la ex 586 VG ( svil. 90m), la ex 1864 VG (- 85m), la ex 1894 VG (-80m) e la ex 1898 VG (-75m, svil. 150m). A Sesana il gruppo scopre la ex 1723 VG (-86m, svil.155m), ma i risultati maggiori vengono conseguiti nella zona del Carso Liburnico, a Clana, Seiane, Sappiane ed Elsane: segnaliamo qui l’esplorazione della ex 1736 VG (-92m), della ex 1958 VG (-87m), della ex 2012 VG Abisso di Pogliane (-127m), della ex 2116 VG (-110m), e ancora della ex 2110 VG (-90m) e della ex 2125 VG (-80m). L’autocarro attrezzato scorrazza anche a Matteria dove Prez ritopografa l’Abisso di Matteria ex 406 VG ( -158m), e soprattutto nella regione del M.te Nevoso dove la Sezione Grotte esplora una ventina di nuove cavità, tra le quali l’Abisso del Tiglio ex 1903 VG (-80m), la ex 1920 VG (svil.240m), la ex 1923 VG (svil.110m) e l’Abisso del M.te Acazio ex 2011 VG (-82m).

La zona delle prime esplorazioni della sezione, quella di Sesana, non viene abbandonata; alla fine del 1924 viene scoperta la Grotta di Orle ex 1753 VG (svil.140m) e il 1925 inizia con il ritrovamento nella suddetta zona della ex 55VG (-138m) e con il ritopografamento della Grotta del Vitello ex 184 VG.

Sempre nell’area carsica di Sesana, la Sezione scopre, esplora e rileva sino a 155m di profondità, il Pozzo presso Gropada 1720 VG che diverrà un classico degli abissi del Carso Triestino.

Il gruppo, proprio nel 1925, apre la strada alle grosse esplorazioni che si succederanno negli anni a venire: infatti il primo abisso “storico” (se si esclude il grosso risultato esplorativo maturato l’anno prima all’Abisso Bertarelli) che lega la XXX Ottobre al periodo “aureo” speleologico, viene raggiunto il 16 Agosto 1925 all’Abisso di Semi in Ciceria, un’inghiottitoio con caratteristiche analoghe a quello di Raspo. In questa data, la cavità fu esplorata sino a -200m dove i grottisti si arrestarono a causa di un’improvvisa piena, sicchè l’esplorazione fu completata nel 1927. Vengono iniziate le discese all’Inghiottitoio di Clana ( Carso Liburnico), ma il fatto che caratterizza questo 1925 è il soccorso che la Sezione Grotte porta  a termine il 25 e 26 Agosto all’Abisso Bertarelli, dove la squadra di punta della SAG ( che proprio durante questa esplorazione tocca la massima profondità mondiale a -480m ) rimane bloccata per l’irruzione di una grossa piena. L’opera di salvataggio ebbe vasta eco sulla stampa locale e la XXX Ottobre ( i grottisti ovviamente ) si distinse in particolare con il fortissimo Emilio Comici, che per primo tentò la discesa nel P.130 invaso dalla cascata, e successivamente con Severino Culot e Cesare Prez che senza ambagi riuscirono a scendere il pozzo e per primi ristabilirono i contatti con gli esploratori dell’Alpina bloccati a -307m. La squadra trentaottobrina fornita di materiale scelto e formata dal presidente dell’Associazione Petech, e da Giulio Benedetti, Giuseppe Cortese, Enrico Vucov, Gino Derosa, Aldo Bosutti, Umberto Tarabocchia e dai già citati Prez, Comici e Culot, tentò pure il recupero delle salme dei fratelli Bozich travolti al posto alto di manovra dalla furia delle acque. L’opera non riuscì, e si innescarono poi altre polemiche quando l’Alpina tentò a sua volta il recupero delle salme il 30 Agosto riuscendo a strappare dall’abisso il solo Biagio Bozich; la XXX Ottobre, la cui opera di soccorso e aiuto fu oggetto di critiche da parte della SAG e degli organi di stampa, rifiutò l’invito ad un’azione comune di recupero.

Siamo nel 1926 e il gruppo non si identifica più come “Sezione Grotte” ma come “Comitato Grotte”.

L’attività è oramai ai massimi livelli e spazia su tutto il territorio della Venezia Giulia: abbandonate temporaneamente le esplorazioni sull’Altipiano dei Cici, che avevano portato alla scoperta di una centinaio di cavità, il Comitato prese in esame il Carso di Montenero presso Idria, una zona ancora poco battuta dal punto di vista escursionistico e soprattutto speleologico. Le esplorazioni si concentrarono nel mese di Aprile presso una cavità posta a breve distanza dalla strada Montenero-Idria dove i nostri, non senza pochi sforzi, si fermarono a 200m di profondità ove la grotta proseguiva. Non viene tralasciata la zona di Orle e Gropada (scoperte la ex 2262 -ed ex 2263 VG), quella di Fernetti (Grotta delle Torri ex 2251 VG) e del Carso Triestino in generale; viene esplorata la Grotta di Visogliano 97 VG e nel Pozzo presso il Colle Pauliano 3 VG, i grottisti pendolano con le scale nel primo pozzo trovando dei successivi salti sino al fondo attuale della cavità (-94m).

Il 12 Maggio al Palazzo Comunale di Trieste la Fondazione Carnegie assegna le medaglie d’argento al valore a Cesare Prez e Severino Culot per i fatti di Raspo, ignorando la ben più tempestiva azione solitaria di Emilio Comici (che in questo frangente riporterà un “dispiacere fortissimo” come attestato dalla lettura dei suoi diari privati). Il 12 Settembre il Comitato esplora compiutamente l’Abisso di Montenero conseguendo il record mondiale di profondità a – 500; un’impresa veramente eccezionale per i tempi, data anche la morfologia  della cavità che presenta uno sviluppo con pozzi – cascata e lunghi meandri. L’esplorazione di questo abisso fu un’impresa lunga, faticosa, piena di pericoli ed incognite che, durante i vari tentativi, si succedette per oltre cinque mesi. La pattuglia di punta risultava  formata da Emilio Comici, Giacomo Dimini e Giulio Benedetti, come rincalzo ai 280m Cesare Prez, Severino Culot, Umberto Tarabocchia, servizio manovre ai 240m Vittorio Trevisan, Renato Sbachel, Gaetano Giello, Stanislao Strekeli, Ernesto Butti. Ancora ai 150m, Alberto Zecchini mentre al “salotto blu” sostavano Rodolfo Stricovich, Giulio Battilana, Ireneo Suppancig, Romeo Pincherle, Aldo Bosutti, Pino Sabriz, Luigi Bonifacio, Gracco Vicevich ed Enrico Zirnitz; all’esterno, telefono ed ispezione, Cesare Dobrovich. In tutto, l’esplorazione finale verrà conclusa in quarantasei ore.

A fine anno vengono rilevate 2 cavità presso Storie, la ex 740 VG (-63m) e l’Abisso ad Ovest di Storie (-91m), e altre due sul M.te Zapada (ex 2403- ex 2404 VG). Ancora, a dimostrazione della dimestichezza con grosse verticali, viene esplorato l’Abisso a N.O. di Predmeia ex 1495 VG, verticale unica di 174m, che chiude questo intensissimo anno culminato con il record mondiale di profondità (battuto l’anno dopo dalla Spluga della Preta sovraquotata a -637m).

Nel 1927 vengono portate avanti alcune grosse esplorazioni iniziate negli anni precedenti che una volta concluse, confermeranno il Comitato Grotte della XXX Ottobre come uno dei gruppi più agguerriti al mondo. In Gennaio del ‘27 viene rilevata la ex 2424 VG Voragine e NO di Casleano (-96m) mentre a Febbraio, dopo una lunga preparazione, viene esplorato l’Inghiottitoio di Clana che porterà gli uomini di punta a -323m, limite massimo che verrà superato l’anno dopo. A Giugno viene chiusa la partita, iniziata nel 1925, con l’Abisso di Semi: anche qui viene raggiunta la notevole profondità di -248m affrontando i pozzi finali che nel 1926 non furono scesi a causa di una piena. A questa esplorazione prende parte pure Giovanni Mornig, figura non convenzionale della speleologia triestina e più tardi italiana, che da questo momento, e per un breve periodo, entra a far parte della XXX Ottobre. Il gruppo riesplora completamente l’Inghiottitoio di Danne di Sesana ex 421 VG le cui ricerche erano state abbandonate agli inizi del secolo, e ne tocca il fondo a –227m.

In Ottobre, il 2, 9 e 16, il gruppo forza un sifone temporaneo alla Foiba Colinassi nel Carso di Rozzo, vicino a Pinguente e scopre 900m di nuove gallerie e cunicoli, il cui rilievo viene affidato a Comici e Prez.

Vengono pure scoperte due profonde cavità che dimostrano la dimestichezza acquisita dal gruppo (Comici in particolare) con le grosse verticali: una è la Foiba Krelic, pozzone unico di 162m esplorato ad Ocretti presso Canfanaro mentre l’altra cavità è il Pozzo Maciceva profondo 100m scoperto nella zona di Mune Grande. Sempre ad Ocretti vengono rilevate altre due cavità profonde oltre 100m. A Settembre viene ripetuta una discesa all’Abisso dei Serpenti e il gruppo prende la denominazione definitiva di “Gruppo Grotte” abbandonando il nome, forse più suggestivo, di “Comitato Grotte”. L’anno si chiude con 2 “botti” esplorativi: viene raggiunto il fondo del Pozzo IV presso la casa di caccia di Crusizza (-220m), e si tocca pure il fondo dell’Abisso di Dol-Ottelza ex 1509 VG (-245m).

All’inizio del 1928 il Gruppo conclude le esplorazioni all’Inghiottitoio di Clana ex 687 VG raggiungendone il fondo a -420, cifra che porrà l’abisso in questione come il IV° più profondo al mondo. Dato il notevole risultato ottenuto, l’abisso viene chiamato “Abisso Federico Prez” onorando così la memoria e il ricordo del giovane fratello di Cesare Prez caduto a S.Canziano. L’esplorazione finale dell’abisso viene compiuta in 24 ore, fatto notevole per i tempi, grazie alle leggerissime (all’epoca) scale di treccia metallica inventate dall’Ing. Tarabocchia e grazie alla preparazione tecnica e fisica di alcuni soci, tra i quali ricordiamo Comici, De Grassi, Prez, Tarabocchia, Stoicovich, Trevisan e Premuda.

Proprio presentando i rilievi e le planimetrie dell’Abisso Federico Prez, assieme a parte dei materiali d’esplorazione, il gruppo partecipa alla I° mostra di Speleologia Regionale. Nei giorni di Natale del ‘28, il gruppo realizza la prima ripetizione dell’Abisso Bertarelli dove pochi anni prima esso si confrontò con la Commissione Grotte della SAG; i grottisti riescono ad avanzare oltre il limite precedente grazie all’abbassamento del sifone terminale e la cavità viene ritopografata accorciando la profondità data dalla SAG (-450 quota SAG, -410 quota AXXXO). Vengono pure identificate alcune ossa del Biagio Bozich. A fine anno vengono compiute delle esplorazioni nella zona di B.go Grotta Gigante dove vengono scoperte alcune cavità da parte di un giovane socio, Bruno Cosmini (Pozzo I°-II°-III°-IV° di B.go Grotta Gigante). Viene scoperto anche il Pozzo a SE di Monrupino profondo 88m.

Verso i giorni di Pasqua del 1929, il Gruppo riapre ed esplora nuovamente l’Abisso sopra Chiusa che dai primi anni del ‘900 non era stato più rintracciato. L’attività in questo anno viene intensificata nella zona del Carso Triestino, da Precenico (Abisso di Precenico 2709 VG, Grotta di Precenico Inferiore 2712 VG) a quella di S.Pelagio dove viene scoperta la 2711 VG, e soprattutto la 2743 VG meglio conosciuta come Grotta Natale, una bella cavità profonda 78m e lunga 162m divenuta poi una classica del Carso Triestino. A breve distanza dalla Natale fu scoperta la Grotta della Vittoria 2744 VG altra classica cavità del Carso Triestino con all’interno un bel pozzo di 90m; durante l’esplorazione della cavità effettuata da Cosmini e Prez, ci fu un falso allarme di soccorso dovuto semplicemente ad un ritardo dei due esploratori; il fatto fu riportato su “Il Piccolo” di Trieste del 5/11/1929.

Ancora sul Carso Triestino, nella zona di Monrupino, vengono scoperte due importanti cavità: la Grotta I° a SE di Monrupino o Grotta delle Perle 2699 VG, attualmente profondua 109m e lunga 317m, e soprattutto la Grotta dell’Elmo 2696 VG dove sul fondo del primo pozzo di 78m viene ritrovato un elmo protostorico di origine etrusca. L’attività è sempre molto intensa, e spazia anche nelle zone di S.Canziano, Divaccia e dell’Equile Lipizzano dove vengono rilevate alcune modeste cavità, e nella zona del M.te Pecoraio presso Buie. Nel corso del 1929, avviene un fatto che condizionerà ( certamente non in modo definitivo ma alla fine risulterà una notevole perdita) l’attività di punta del Gruppo Grotte; Emilio Comici, uno dei più preparati grottisti della XXX Ottobre, abbandona definitivamente la speleologia per l’attività alpinistica, che praticherà ai massimi livelli tecnici. Questa perdita verrà in parte tamponata con la collaborazione sempre più intensa, con il Gruppo Grotte della XXX Ottobre, da parte della Sezione Speleologica “M. Trevisan” del Fascio Giovanile di Combattimento di Trieste. Per finire questo anno, da ricordare la scoperta di ben 17 cavità sull’Altipiano di S. Servolo, posto sopra la Val Rosandra.

Siamo nel 1930, e all’interno del Gruppo Grotte risulta particolarmente attivo il nucleo formato da Prez, Cosmini e Trevisan che rileva ed esplora alcune belle cavità come il Pozzo I° di Ledenizza ex 1157 VG (-130m) e la Grotta presso Samatorza 561 VG ( lungh. 124m); quest’ultima verrà chiamata più tardi Grotta Cosmini in quanto si credette erroneamente che Bruno Cosmini fosse deceduto nel corso del secondo conflitto mondiale. Viene battuta la zona dell’Equile Lipizzano (ex 1472 – ex 1473 VG) e il Cosmini, in particolare, esplora intensamente le zone di Fernetti, Monrupino e Rupingrande scoprendo varie cavità ( 2694 VG, 2701 VG, 2702 VG, 2704 VG, 2705 VG) tra le quali la 2695 VG, la grotta che si trova sopra la Cava Gorlato di Monrupino. Anche nel 1930 non mancano alcune grosse esplorazioni che, se pur non ripeteranno per i risultati quelle degli anni precedenti, saranno comunque indice di preparazione e tanacia esplorativa. La prima esplorazione venne fatta in una cavità situata a 350m ad Ovest della ben conosciuta Grotta delle Torri di Lipizza: fù scoperta la ex 2944 VG Grotta presso la polveriera di Sesana, una bella cavità lunga quasi mezzo chilometro con all’interno delle bellissime formazioni calcitiche. L’altra importante cavità esplorata nel ’30  fu l’Abisso del M.te Tussar ex 2957 VG nel Carso di Mune, grotta già segnalata dallo speleologo Putick.

L’esplorazione venne effettuata in 4 riprese, in Settembre, il 13 Ottobre, il 20 Ottobre ove venne raggiunto il fondo a -266 ed infine il 3 e 4 Novembre in cui venne fatto il rilievo planimetrico e si ritirarono i materiali usati per la progressione. L’esplorazione di questo abisso è importante anche dal punto di vista storico- sociale del gruppo, che proprio durante questa campagna esplorativa vede cambiare gli uomini di punta e di appoggio che avevano conseguito grossi risultati negli anni precedenti ( Comici, Benedetti, Trevisan, Tarabocchia, i fratelli Podgornik, Culot, Dimini ), con alcuni nuovi soci tra i quali segnaliamo Laurica, Cecconi, Visintini, Bat; del precedente gruppo, per l’esplorazione dell’abisso in questione, rimangono Sbocchelli e l’onnipresente coordinatore di tutta l’attività, Cesare Prez.

Il 1931 rappresenta un anno di violenta crisi per le sorti del Gruppo Grotte della XXX Ottobre, tanto che alcuni autori fanno concludere l’attività del gruppo proprio nel 1931. Dai dati ritrovati, nonostante il 1931 rappresenti un anno difficile, il gruppo rimane ancora più che attivo. Viene scoperto l’Abisso di Samatorza 2781 VG ed esplorato sino alla base del primo pozzo d’accesso, alla cui base, negli anni ‘60, fù trovata una prosecuzione che portò la profondità totale della cavità a –197m. Viene pure rilevata una modesta cavità (ex 2991 VG) presso Plessina (Sesana) e come risultato maggiore viene esplorato l’Abisso Melchiorri ex 2946 VG, una cavità profonda 167m costituita da un pozzo d’accesso di 78m subito seguito da un altro pozzo di 82m, ove la cavità termina. La crisi del ‘31 è dovuta ad alcuni fattori non propriamente a carattere tecnico-esplorativo ma d’impostazione politica. Nel 1927 tutte le attività sportive amatoriali – ludistiche erano state inserite e poste sotto controllo all’interno di due grandi comitati: l’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.) che raggruppava le attività di carattere non – agonistico e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.) che raccoglieva in se tutte le attività sportive agonistiche. Nel 1931 appunto, il Club Alpino Italiano entrò in blocco a far parte del CONI creando così un unico grande organo sportivo. A Trieste, la Società Alpina delle Giulie essendo sezione del CAI entrò di diritto nel CONI  che di conseguenza fornì alla SAG tutti i mezzi necessari alle esplorazioni, soprattutto il preziosissimo autocarro attrezzato. Il Gruppo Grotte della XXX Ottobre dovette sottostare ad un doppio destino: al gruppo fu tolto ogni appoggio ed in più, per ordine del Prefetto Fascista di Trieste Domeneghini, che pur era stato accompagnato a visitare alcune cavità come la Caverna del M.te Zapada ex 2403 VG, non venne più concesso l’autocarro attrezzato. Il motivo di quest’ultima negazione agli speleologi della XXX Ottobre si può forse spiegare in questo modo: Domeneghini proprio nel 1930 tentò di raggruppare i grottisti più capaci di Trieste per creare un unico grande gruppo sotto l’egida del Partito Nazionale Fascista. Ora, alcuni dei migliori grottisti del periodo sono proprio della XXX Ottobre, e tutti rifiuteranno di abbandonare la Società di appartenenza. In più, sempre Domeneghini, chiederà al Cosmini della XXX Ottobre tutti i suoi rilievi di cavità inedite, per pubblicare un libro che facesse da degna presentazione alla costituzione di questo neogruppo speleologico. Anche in questo caso Domeneghini otterrà un rifiuto, reso ancora più amaro dal fatto che Cosmini consegnerà i suoi rilievi al Cav. Boegan che li pubblicherà nel 1938 su “Il Timavo”. Dal 1931 dunque, i grottisti della XXX sono senza mezzi di trasporto e questo paralizza tutta l’attività; la conseguenza immaginabile è che tutti gli uomini più validi e con maggiore esperienza passano alla SAG (Cosmini, Busettini, Trevisan, Fabris). Gli unici esploratori con esperienza e grosse capacità tecniche che rimangono alla XXX Ottobre sono Tarabocchia e l’anima stessa del gruppo, Cesare Prez. Sono loro due che assieme ad alcuni compagni occasionali portano avanti l’attività nel 1932: nella ex 3007 VG, profonda 5m, il nostro Gruppo Grotte forza un passaggio stretto e si spinge sino a 165m di profondità in quello che diventa l’Abisso a S.O. dell’Equile Lipizzano. Vengono pure rilevate 2 grotte profonde una quarantina di metri sempre ad O. dell’Equile Lipizzano (ex 3008-3009 VG). Nella vicina zona di Sesana, nella ex 2938 VG rilevata dal Perco nel 1897, viene passata una fessura a -20 e in quattro giornate viene esplorata la cavità a cui viene dato il nome di “Abisso di Orle”, la cui profondità viene portata a -165m. Il 1932, nonostante la crisi, può considerarsi quindi una buona annata se pensiamo a come il gruppo è strutturato: senza uomini, senza veicoli per spostarsi nelle vaste aree carsiche della Venezia Giulia, senza aiuti economici. Il ‘32 si chiude con un’importante esplorazione sul Carso Triestino: viene forzato il fondo (-67m) dell’Abisso presso la cisterna di Gropada 369 VG ed i nostri si spingono sino a -165m lungo vani di notevole ampiezza, in parte adorni di belle concrezioni. Questa è l’ultima esplorazione: sommerso da una situazione difficilmente risanabile e dall’abbandono di tutta la squadra esplorativa, Cesare Prez, che aveva brillantemente e testardamente continuato le esplorazioni con il “suo” gruppo, passa a fare attività con la Società Alpina delle Giulie; contrariamente a quanto affermato sino ad ora, Cesare Prez non diverrà mai socio della SAG ma parteciperà alle uscite speleologiche del gruppo in questione in quanto potrà accedere ai materiali e mezzi negati alla XXX Ottobre. L’esempio più diretto lo darà lo stesso Prez, che nel 1934 esplora una notevole galleria di 400m all’Abisso dei Serpenti, cavità visitata varie volte dalla XXX Ottobre alcuni anni prima. Il rilievo verrà presentato solamente con il proprio nome, senza sigla di appartenenza alla SAG.

1933-1947 - Comitato Grotte

Per quanto riguarda l’attività speleologica organizzata in seno alla XXX Ottobre, nel 1933, 1934, 1935 e 1936 non si ha alcuna notizia, segno di paralisi totale di ogni iniziativa a carattere speleologico.

Nel 1937 si ha notizia di un’esplorazione del Prez che, con alcuni ex compagni della Sezione Grotte della XXX Ottobre, scopre l’Abisso di Goregna di Poverio ( Sesana) ex 1135 VG, profondo 135m  con un pozzo d’accesso di 105m. Nel 1937 la XXX Ottobre ed alcuni componenti del Gruppo Grotte organizzano una cerimonia alle Grotte di S.Canziano in occasione del XV° anniversario della morte di Federico Prez, portando una fiaccola dalla sede sociale di Trieste sino alla Caverna Schmidt, ai piedi della lapide che ricorda il caduto.

Il 1938 rappresenta l’anno in cui il Gruppo Grotte viene finalmente riorganizzato e finalizzato ad una attività specifica di ricerca. I nuovi membri del gruppo sono i fratelli Tominz, i fratelli Tomat, Durighello, e Goruppi, che portano avanti l’attività nella zona del Carso Triestino e a Divaccia (scoperta di alcune cavità nei pressi di Prelose e Bottaccia). Nel 1939 entrano nel gruppo Favretto, Cobau, e L.Durissini e viene compiuta una campagna di scavi nella zona di Vercogliano per localizzare delle cavità emittenti delle acque, su segnalazione di alcuni abitanti del posto. Congiuntamente vengono rilevate due cavità (una profonda 40m) nella zona di Sesana. Nel medesimo anno, la XXX Ottobre viene nominata Sottosezione del Club Alpino Italiano. Come si può capire, l’attività è ridotta ai territori più vicini alla città per la mancanza di mezzi di trasporto e soprattutto per la cronica mancanza di materiale che affligge il gruppo in questo periodo. Nel 1940 il nostro sodalizio compie, su indicazione di Prez, una campagna di esplorazioni nella zona dell’Alpe Grande (Fiume) e nei monti della Ciceria (Lupogliano) con la collaborazione di alcuni elementi dello J.Z.R. di Moccò; il risultato maggiore è dato dalla scoperta dell’Abisso del M.te Maclie profondo 108m. Le indicazioni date da Prez si estendevano anche nell’area del M.te Taiano e del M.te Zabnik, aree comprese parte in provincia di Pola e parte in provincia di Fiume. Le prime ricerche furono compiute nel Settembre del ‘40, con la scoperta ed il rilievo di una dozzina di cavità nell’area della Porta Piccola (Mala Vrata): furono in questo caso numerosi i fenomeni carsici individuati, ma pochi di questi importanti per dimensioni e sviluppo. Mentre il giovane gruppo muoveva i primi passi esplorativi, Cesare Prez compiva delle importanti esplorazioni nell’Istria Centrale, scoprendo l’Abisso di Val Sabizza Grande (-211m) e l’Abisso I° e II° del Col Schirlenico (rispettivamente -316m e -156m): grossi risultati esplorativi compiuti quasi esclusivamente da solo e con materiali personali. Sempre durante queste sue campagne di ricerca, Prez esplorò due pozzi presso le Porte di Ferro, in Istria Centrale, di cui uno profondo 77m, scese e rilevò la Grotta a N.O. del M.te Gabre (-92m) presso Clana: ancora, scoprì l’Abisso a S. del M. Marmoneglia presso Antignano (-114m) e la Grotta ad O. di S.Pietro in Selva (-98m), nell’Istria Centrale.

Il 1940 si conclude con la scoperta di una nuova galleria di 50m nell’Abisso S. Servolo e con la scoperta di una diramazione in parete sul pozzo d’accesso del Pozzo dei Colombi di Basovizza 33 VG (diramazione con un dislivello di 27m e uno sviluppo di 43m). Nel 1941 vengono continuate le esplorazioni nella zona del Taiano con la scoperta di 5 nuove cavità (sul fondo di una di queste viene ritrovata una guardia confinaria austriaca gettata probabilmente da alcuni contrabbandieri all’epoca dei confini fra Austria e Venezia). Nel medesimo anno vengono effettuate delle ricognizioni nell’area di Clana, a N.E. di Bisterza e alla Fontana del Conte scoprendo alcune cavità di modeste dimensioni. Viene scoperta una cavità lunga 58m nel centro di Banne e un’altra nei pressi di Scandascina; nella zona di Clana, durante una battuta di zona, il gruppo si trova coinvolto nell’azione di superamento dei confini da parte delle truppe italiane, azione che segna l’occupazione italiana della zona N.E. della Jugoslavia. Questo anno si chiude con alcune prospezioni nell’ampia valle chiusa di Valmorasa, presso Buie, dove viene risalito per oltre un centinaio di metri il corso d’acqua che si forma nei periodi di maggiore piovosità all’interno di alcune cavità emittenti; l’esplorazione, che negli intenti doveva portare gli esploratori alla base dell’inghiottitoio – risorgiva che si forma grazie alle acque di troppo pieno, si arrestò alla base di un pozzo ascendente. Siamo nel 1942 e l’inasprirsi del conflitto mondiale crea dei grossi problemi per la circolazione nelle zone carsiche della Venezia – Giulia; nonostante tutto, l’attività viene portata avanti soprattutto dai soci Favretto, dai fratelli Tominz a da L.Durissini. Vengono rilevate alcune cavità nella zona di Umago (Giurizzani e Seghetto) e vengono conclusi i lavori nell’area della Porta Piccola con la scoperta di 3 nuove cavità: l’avvicinamento del conflitto e la presenza nella zona di ricerca di bande partigiane, sono i motivi che giocoforza porteranno all’abbandono della zona. L’avvicinamento del conflitto mondiale e l’estrema pericolosità delle zone carsiche portano ad un totale abbandono dell’attività speleologica del gruppo, mentre tutti gli elementi dei vari sodalizi speleologici si trovano ovviamente coinvolti nel conflitto, che in queste zone assumerà dei toni particolarmente intensi. Quindi negli anni 1943-44-45 non si ha nessuna uscita a carattere speleologico. Solo nel 1945 vari elementi appartenenti ad alcuni gruppi speleologici cittadini ( della XXX Ottobre opererà L.Durissini) lavoreranno per il recupero di parte delle salme gettate nelle voragini carsiche dalle bande di occupazione Jugoslave. Il 1946 rappresenta un anno di debole stabilizzazione sociale delle zone carsiche che comunque rimangono estremamente pericolose. Il vasto territorio carsico che aveva fatto le fortune delle speleologia triestina è oramai perso, i caldi confini del primo dopoguerra sono a ridosso della città di Trieste e vari elementi che costituivano l’ossatura di alcune società non faranno mai più ritorno dai campi di battaglia: sicuramente è uno dei momenti più duri della speleologia triestina. Il Gruppo Grotte dell’Associazione XXX Ottobre riprende l’attività a basso regime proprio nel 1946, prendendo in esame l’area di Tarcento e di Nimis, situate nell’alto Friuli. L’interesse del gruppo passò dalle risorgive di Vedronza alle numerose cavità lungo il fiume Crosis, dalle Grotte di Villanova (allora non compiutamente esplorate) agli inghiottitoi di Taipana e Micottis. Vengono rilevate quattro cavità ad O. del M.te Crosis di cui una lunga oltre 100m. L’interesse maggiore del gruppo (guidato da D. Favretto a cui si aggiungono A. Derosa e S. Redoni) si sposta sulla Grotta Doviza, dove a più riprese vengono scoperte e rilevate ben 1500m di nuove gallerie, aumentando considerevolmente lo sviluppo della cavità. Dopo il 1946, non si ha notizia di attività di rilievo del Gruppo Grotte che conduce principalmente delle escursioni a carattere ludico – turistico, mentre l’anno dopo, 1947, la XXX Ottobre acquista finalmente il status di Sezione del C.A.I. Il 1947 vede solamente alcune escursioni d’allenamento e da diporto.

 

1952-1984 - Riorganizzazione del gruppo Grotte

Nel 1952 si ha una riorganizzazione del Gruppo Grotte (con i soci Coselli, Bandelli, Borelli, Grando, Giustina, Blasoni) che riprende la sua attività, svolta principalmente sul Carso Triestino. L’attività non è di grosso spessore, vengono infatti privilegiate le ripetizioni delle grotte classiche del Carso Triestino, scoprendo alcune breve diramazioni alla Grotta di S.Lorenzo 294 VG e alla Grotta delle Traversine 2974 VG. Nel 1953 vengono esplorate alcune brevi cavità presso il Villaggio del Pescatore (3948 VG) su richiesta del Consorzio Nazionale Cooperative fra Pescatori, le cui acque di fondo verranno captate con delle pompe idrovore, e si scopre una cavità presso Gabrovizza, la 3949 VG. Sempre sul Carso Triestino viene scoperto il pozzo interno al Pozzo dell’Elmo (poi catastato dal GGCD), e vengono condotte alcune esplorazioni nelle cavità più impegnative (Debeljak, Zulla, Sopra Chiusa) per l’allenamento dei soci. Entrano del gruppo dei soci che poi porteranno avanti l’attività anche negli anni a venire, tra i quali Sigon, Baldi, Tommasini R., Tommasini N., Scarpa, Galizzi, Jelusig, Fioritti e i fratelli Filippi. Si compie anche la prima uscita fuori provincia, scoprendo due cavità nella zona di Villanova (Tarcento).

Il 1954 rappresenta un ottimo anno per l’attività del gruppo, che compie alcune grosse esplorazioni. Sul terreno di casa, viene scoperta un’imponente diramazione all’88 VG pendolando sul primo pozzo interno e scoprendo successivi salti e caverne. Sono ben 7 le uscite (l’ultima di 40 ore) che il gruppo formato da Sigon, Scarpa, Baldi e Colognatti compie per concludere le esplorazioni. Ad Agosto invece, Renato Tommasini e Argio Sigon partecipano al campo della SASN di Trieste alla Spluga della Preta, raggiungendone il fondo a -594m (quota poi notevolmente decurtata). I nostri due soci ebbero un incarico di primo piano, prima costituendo la squadra 2, poi partecipando alla punta al fondo (Sigon) e poi alla fine entrando per recuperare i materiali d’armo, tra cui 120m di scale e 3 telefoni del Gruppo Grotte; l’esplorazione ebbe vasta eco sui mezzi di stampa sia specializzati, sia di carattere nazionale ed estero. Il gruppo partecipa anche con una relazione al VI° Congresso Nazionale di Speleologia tenutosi a Trieste, ed a fine anno organizza una gita sociale per il Gruppo Rocciatori alla Grotta Noè. Nel 1955 il gruppo conclude le esplorazioni all’88 VG e recupera tutti i materiali d’armo, mentre una nuova zona viene esplorata nell’area di Monteprato, presso Tarcento. Sono oltre 15 le cavità che verranno scoperte durante questa breve campagna, di cui solo 7 verranno rilevate e consegnate al Catasto: tra i risultati maggiori segnaliamo la 59 Fr, con uno sviluppo di 150m, e la 396 Fr con uno sviluppo di 140m, entrambe sulla cinquantina di metri di profondità. Nel 1956 l’attività maggiore è ancora svolta sul terreno di casa: vengono iniziati dei lunghi lavori di scavo all’Abisso E. A. Martel che portano alla scoperta di una nuova galleria di 40m. Iniziano l’attività vari nuovi elementi (Tomè, Peraz, Salmi, Ianezic e i fratelli Deponte), che porteranno al gruppo nuove forze, anche in occasione di importanti scavi paleontologici nella zona di Prosecco (resti di Ursus Spelaeus) e di Bristie: in quest’ultima zona, all’interno della cava del paese, verrà messa alla luce un’importante breccia ossifera. Alcuni nostri soci partecipano al VIII° Congresso Nazionale di Speleologia svoltosi a Como, dove R. Tommasini presenterà a nome della XXX Ottobre una prima proposta italiana per la costituzione delle squadre di soccorso speleologico, proposta che attenderà ancora diversi anni prima della sua costituzione ufficiale. L’anno seguente vede il gruppo operare principalmente all’Abisso Martel, dove oltre sei mesi di scavi non portano purtroppo a dei risultati importanti, mentre nella zona di Prosecco e Rupingrande vengono scoperte alcune piccole cavità. Il gruppo compie in Agosto il I° campo speleologico nella zona dell’Altipiano dei 7 Comuni presso Asiago (Veneto), scoprendo da subito alcune importanti grotte tra le quali segnaliamo, solo in questo anno, il Buso dei Tre Cantoni (-156m) e gli Abissi I° e II° di Campo Rossignolo entrambi profondi sul centinaio di metri . A Trieste viene costituita la Federazione Speleologica Triestina da parte della XXX Ottobre, GTS, e SASN, sodalizio che oltre a coordinare le ricerche sul campo, intendeva  assumersi la gestione del Catasto delle grotte. Una nota merita ancora la figura di Cesare Prez, che partecipa ad un’esplorazione dell’Abisso dei Cristalli (- 205m), abisso allora scoperto da poco tempo. Entrano nel gruppo Bisiacchi e R. Furlani. Nel 1958 il nostro gruppo si sposta nuovamente sul territorio nazionale e prende la strada delle Alpi Apune, dove viene effettuata una spedizione patrocinata dalla Federazione Speleologica Triestina assieme alla SASN ed al GTS: l’obiettivo del Gruppo è l’esplorazione della Buca del Cane, cavità scoperta nel 1935 dal GSF. L’esplorazione avrà pieno successo, portando la profondità della cavità a -250m. Dopo quasi un anno di scavi, all’Abisso Martel viene passata una fessura sul fondo di un pozzo, che porta alla scoperta di alcuni brevi rami inferiori della cavità, risultati sfortunati se proporzionati alla caparbietà ed alla durata dei lavori di scavo. Entrano nel gruppo Brelich e Bonetti, mentre viene condotta un’altra piccola campagna sull’Altipiano dei 7 Comuni che porta alla scoperta di alcune cavità che verranno rilevate negli anni successivi. A Trieste, in Aprile, il nostro sodalizio co-organizzerà il I° Convegno Speleologico Triestino nell’ambito della F.S.T., primo incontro organizzato fra i gruppi della città di Trieste. Nel 1959, oltre alla normale attività d’allenamento svolta sul Carso Triestino, viene effettuata una campagna nella zona di Asiago scoprendo una cavità profonda 133m nei pressi del M.te Fior e trovando una prosecuzione indagata per uno sviluppo di 35m alla Spaluga di Lusiana. Ad Agosto viene svolta una importante spedizione di 10 giorni alla Spluga della Preta con la partecipazione di 11 soci tra i quali Cesare Prez ed Ermanno Furlani, entrambi vecchi soci del Gruppo Grotte. Questa spedizione, caduta in secondo piano nella storia della corsa al fondo della cavità, risulterà invece estremamente importante in quanto proprio i nostri soci saranno i primi a passare la famigerata fessura di 80m e constatare il proseguimento dell’abisso. Sfortuna volle che l’esplorazione dei nuovi vani fu abbandonata a causa dell’irruenza di una improvvisa piena. Al ritorno a Trieste vengono ripresi gli scavi all’Abisso Martel sul Carso Triestino. Nel 1960 l’attività inizia con la scoperta di alcune cavità nella zona di Opicina Campagna, Gabrovizza e Prosecco (4136 VG) e con la scoperta di altre 4 cavità nella zona di Asiago durante la spedizione annuale svoltasi nelle zone di Casere di Campolongo, Col di Remi, Val Reana e M.te Baldo. Iniziano l’attività con il gruppo M.Rucavina, Bonin, e Chiama. Sul Carso Triestino, dopo oltre 50 uscite di scavo, vengono trovate varie prosecuzioni all’Abisso E.A.Martel seguite sino alla massima profondità di -150m: un lavoro veramente caparbio che ripagò in parte gli sforzi profusi nei lavori di ricerca. L’anno successivo vede l’organizzazione di due campagne esplorative sempre nella zona dell’Altipiano dei Sette Comuni, con la scoperta del Brutto Buso (-109m) e di altre 7 cavità: la prosecuzione alla Spaluga della Lusiana viene seguita sino a -160m. Nel 1962 si registra una ricognizione con esito negativo nella zona di Borca di Cadore, mentre nella zona di Asiago viene raggiunto il fondo della Spaluga di Lusiana a -247m, con una punta di 35 ore; la cavità è la più profonda dell’area presa in esame. Sul Carso iniziano i lavori di ricerca nella zona di S.Croce con la scoperta di alcune cavità (4114 VG-4135 VG) tra le quali una molto importante per i resti paleontologici ritrovati: la Grotta Preistorica di S.Croce 4163 VG. Al suo interno, oltre a vari resti di Ursus Spelaeus e Felix Leo Spelaeus, furono ritrovate le ossa di un bambino dell’apparente età di 7-9 anni vissuto nell’età del Bronzo e sepolto entro un vaso a forma di phitos con un grosso dolio di corredo: si trattò di un importantissimo ritrovamento archeologico, in quanto fu l’unica sepoltura in posizione rannicchiata entro un vaso rinvenuta nella nostra regione. Sempre sul Carso, il gruppo prese parte ,al completo, allo scoprimento di una targa in memoria di Mauro Colognatti, speleologo della XXX deceduto in giovane età: l’abisso della Piccola Fernetti, scoperto ed esplorato dalla SAG, venne dedicato alla sua memoria (Abisso Mauro Colognatti 3914 VG, -168m- svil.92m). L’anno seguente rappresenta una stagione d’attività intensa sul Carso Triestino dovuta a battute di zona che spaziano da Gabrovizza a Prosecco, da Precenico al Colle Pauliano, non dimenticando le zone di S.Croce e del M.te Lanaro, che portarono all’esplorazione di 13 nuove cavità. Le usuali spedizioni nella zona di Asiago furono due: mentre la prima, invernale, si concluse con un nulla di fatto a causa dell’abbondanza dell’innevamento della zona, la seconda ,svolta in Agosto, portò alla scoperta di altre 8 cavità la cui profondità risultò dai 10 ai 50 metri. Viene effettuata una breve uscita nella zona dell’Antelao con la ricognizione del Bus del Diaul mentre a Trieste i gruppi grotte della XXX Ottobre e la Società Alpina delle Giulie, organizzano il IX° Congresso Nazionale di Speleologia nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario del C.A.I: grosso successo di partecipanti (113 iscritti e 32 enti aderenti) e notevole il numero delle relazioni presentate, in tutto 58. Il 1963 rappresenta un importante anno per il nostro sodalizio, con la prima esplorazione nella zona del Canin, acrocoro calcareo allora ancora inesplorato L’anno inizia con altre due campagne nella oramai familiare zona di Asiago, campagne concluse con la scoperte di 5 cavità.

Ancora intensa l’attività di ricerca sul Carso Triestino, con la scoperta di 7 cavità tra le quali spicca indubbiamente la Grotta del Bufalo 4315 VG, una bellissima cavità a galleria lunga 134m con delle imponenti formazioni calcitiche, purtroppo rovinate in seguito da atti vandalici di sproporzionata misura. In questi anni (1962-64), prendono parte all’attività del gruppo grotte anche alcuni rocciatori come Pasqualis, Stok, Franco, e Codermatz, mentre nel gruppo entrano Lanci, C.Martincic, Russo ed Ercolani. A metà Ottobre il gruppo fece il primo assaggio esplorativo alla Fessura sotto il Bila Pec, nel gruppo del Canin, invitati da alcuni soci del CSIF di Udine che stavano esplorando la cavità contemporaneamente alla SAG di Trieste. L’esplorazione, la seconda in assoluto del Canin, venne conclusa dal nostro Gruppo Grotte  composto per l’occasione da Bisiacchi, Janovitz, Stok, Ercolani, Tomè, Brelich, Franco, Chiama, Bonin e Pasqualis, il 2 Novembre con una punta di 48 ore, affrontando l’ultimo grande pozzo di 160m e raggiungendo il fondo della cavità a -385m. La cavità venne dedicata alla memoria di Mario Novelli, alpinista deceduto nel 1960 sul Jof Fuart. L’inizio delle esplorazioni dei plateau calcarei del Canin, avvenuta nel 1963 con la scoperta dell’Abisso Boegan da parte della Commissione Grotte Eugenio Boegan di Trieste, ebbe, con questa ulteriore importante scoperta, un notevole impulso tanto che per i prossimi 10 anni, la XXX Ottobre e la CGEB faranno della zona del Canin terra esclusiva di conquista, portando a conoscenza una delle zone carsiche più importanti al mondo. Gli anni che seguono, rappresentano un momento veramente intenso per la storia del gruppo che oltre alla normale attività in zona, porta i propri uomini a compiere delle ricerche su tutto il territorio italiano con ottimi risultati; parallelamente, le esplorazioni pionieristiche del Canin porteranno alla scoperta di numerose cavità, alcune delle quali diverranno gli abissi “storici” della zona in esame. Siamo dunque nel 1965, e le usuali ricerche sul Carso portano alla scoperta di varie prosecuzioni in cavità già note (brevi rami alla Grotta delle Gallerie ed alla 275 VG) e alla scoperta di 5 cavità ex – novo, tutte di modeste dimensioni. In Val Rosandra, sul letto del torrente omonimo, viene individuata una cavità – risorgiva che verrà forzata due anni dopo, ma è sul Massiccio del Canin che il gruppo ottiene le soddisfazioni maggiori; viene esplorata la Grotta del Ghiaccio sino a -92m collegandola all’Abisso Novelli, e viene fatto un tentativo all’Abisso Boegan nell’intento di liberarlo dal tappo di ghiaccio che occlude i vani interni con risultati negativi. Viene scoperta la Grotta Arlecchino (-67m) sul lato E del Bila Pec. Viene fatta la consueta campagna nella zona di Asiago, scoprendo la risorgiva di Val Gadena (svil.178m) e l’Abisso del Ghiaccio profondo 96m. Da segnalare anche l’intervento di alcuni nostri soci nell’opera di soccorso alla Grotta Gugliemo, a seguito di un incidente mortale avvenuto nella cavità. L’anno successivo vede la scoperta di due cavità sul Carso ed una importante immersione subacquea nel sifone d’entrata (lungo 21 m e fondo 10m) nel Lago Azzurro della Fessura del Vento, scoprendo una caverna semi-allagata. Le esplorazioni vengono condotte anche sul territorio nazionale, precisamente sul Monte dei Fiori (Appennino Abruzzese) dove il nostro gruppo fu chiamato dal C.N.R. e dall’Istituto di Paleontologia Umana dell’Università di Pisa per condurre delle ricerche nella zona. Furono scoperte 13 cavità, tutte a morfologia sub – orizzontali e di non consistente sviluppo. Ancora si va ad Asiago dove vengono scoperte altre due grotte e viene effettuata una battuta di zona sulle Alpi di Fanes e nella zona di Villa Santina. A Maggio, cinque soci della XXX Ottobre partono con la squadra triestina alla volta del Buco di Castello di Roncobello per effettuare un’operazione di soccorso conclusasi con la morte di due esploratori bolognesi: da qui a breve, dopo questo ulteriore incidente, verrà finalmente istituito il Soccorso Speleologico. Il Massiccio del Canin vede gli uomini dell’A XXX O. battere le zone del Col delle Erbe, Foran del Muss e del Poviz, ove vengono scoperte varie cavità chiuse con neve tra le quali la 645 FR (-75m); viene esplorato il Meandro del Pic Majot (-55m, svil. 130m). Nel 1967 viene disostruito l’imbocco dell’Abisso L. Mersi 4050 VG sul Carso Triestino e gli esploratori forzano la strettoia a -120m scoprendo un pozzo di 44m e il finale di 16m, scendendo sino al nuovo limite della grotta a -180m. Sempre sul Carso viene scoperta una galleria di 40m alla “Gialla” di Prepotto con dei consistenti depositi paleontologici e un nuovo pozzo di 30m al Pozzo a S.E. di Monrupino. Ad Agosto di quest’anno, con il prearmo dell’abisso, inizia la partita con l’esplorazione del Buco di Castello di Roncobello, che porterà alla scoperta di ulteriori diramazioni. Nella seconda spedizione di Novembre il gruppo raggiungerà il fondo a -470m, forzerà due strettoie e collegherà il ramo fossile a quello attivo scoprendo un’ulteriore prosecuzione. Ancora a Dicembre, la nuova prosecuzione verrà discesa sino a 520m di profondità. Il Canin viene battuto nelle zone del Poviz (10 nuove cavità) e del Bila Pec, dove viene scoperto l’Abisso a W del Bila Pec (-130m) assieme ad altre quattro cavità (657 FR, -95m).  Sul versante S del Montasio viene scoperta una grossa risorgiva in parete che viene parzialmente esplorata per 250m di sviluppo. In questo anno vede pure la luce il primo numero degli Annali del Gruppo Grotte dell’Associazione XXX Ottobre del C.A.I. di Trieste, rivista di spessore che raccoglierà e conserverà le memorie e gli studi inerenti alla Speleologia effettuati dal Gruppo Grotte L’anno successivo, il 50° di fondazione, vede la scoperta di 8 cavità sul Carso Triestino e di una nella zona delle Valli del Natisone. Esce regolarmente il secondo numero della nuova rivista “Annali” con un’elegante veste tipografica. Vengono portate avanti delle ricognizioni nella Val d’Aip e sul M.te Pizzoc (Belluno) con scarsi risultati, mentre sul Canin vengono battute le zone del ghiacciaio, Ursic, e Sella Blasic con la scoperta di brevi pozzi a neve. Sempre nelle Alpi Giulie, la Risorgiva di Palis viene esplorata per 600m di sviluppo incontrando delle notevoli difficoltà causa i pericoli dati da improvvise ondate di piena e dalla temperatura dell’acqua molto bassa. Si ritorna per l’ultimo anno nella zona dei Sette Comuni che tanto aveva dato agli uomini del nostro sodalizio; vengono scoperte altre due importanti cavità, l’Abisso del Zurlaro (-120m) e l’Abisso del M.te Sprunch (-75m). Agli inizi di Novembre viene organizzata un’ulteriore spedizione al Buco di Castello in Alta Val Brembana, spedizione che si arresta a 220m di profondità causa una piena del torrente interno. Il 1969 è un anno denso di scoperte per il gruppo, sia nelle zone di casa, sia su quelle montane. Si inizia con una spedizione a Roncobello ( 12 componenti) dove viene raggiunta la quota di –430 per disarmare la cavità; il fondo raggiunto l’anno prima a –520m risulterà chiuso. Vengono pure acquisiti gli ultimi dati topografici. Sul Carso Triestino, iniziano i lavori di sistemazione e chiusura della Grotta A. F. Lindner, da poco scoperta dal GGCD, per adibirla a cavità sperimentale. Esce il terzo volume degli Annali; tra i vari lavori, segnaliamo un poderoso studio sui fenomeni carsici a Nord di Opicina ad opera di Merlak e Semeraro. Nella zona di Fernetti, viene forzata una strettoia a -50m in una cavità scoperta nel 1967, e con l’allargamento di altre 9 strettoie, con circa dieci uscite, viene raggiunto il fondo di questo abisso che viene dedicato alla memoria di Riccardo Furlani, socio del gruppo grotte prematuramente scomparso (Abisso Riccardo Furlani-4511 VG- prof.180m-svil.135m). Viene fatta una battuta di zona sui Piani Eterni (Veneto) dove vengono scoperte alcune cavità ostruite da ingenti depositi nivali. Nella zona carsica del Canin, vengono effettuate delle ampie battute di zona che comprendono le aree del Col delle Erbe, Conca del Boegan, Pic Majot, Pala Celar e Forchia di Terra Rossa; numerose le cavità scoperte tra cui un -130m. La risorgiva di Palis, battezzata Grotta Amelia, viene esplorata compiutamente per oltre 600m di sviluppo e 106m di dislivello positivo, arrestandosi alla base di un piccolo ed impraticabile cunicolo in salita. Nel gruppo si iniziano a forzare alcuni sifoni grazie a dei subacquei esperti che, in seguito, praticheranno l’attività speleosubacquea ai massimi livelli, in particolar modo Luciano Russo. In territorio jugoslavo viene forzato il sifone dell’Inghiottitoio di Slivje, nella Valsecca di Castelnuovo, e viene scoperta un’ampia galleria lunga un centinaio di metri che porta su un’ulteriore prosecuzione non indagata per mancanza di materiali. Alcuni soci partecipano al I° Convegno Nazionale di Soccorso Speleologico. Un’altra esplorazione sub viene fatta alla II° risorgiva del Timavo, proseguendo in una galleria per una quarantina di metri di sviluppo. Finalmente sul Canin viene scoperta un’importante ed imponente cavità nella Valle dei Camosci, cavità che  viene esplorata sino a -465m dove gli esploratori si fermano su di un vasto pozzo profondo un centinaio di metri. In questo anno muore Cesare Prez, fondatore e anima stessa del Gruppo Grotte per oltre 30 anni. Una vita, la sua, caratterizzata da pochi mezzi finanziari e da dure condizioni sociali e dedicata interamente alla Speleologia (come pochi hanno saputo fare). Passando dalle glorie alle miserie umane, lo speleologo Prez (piaccia o no), è uno dei maggiori personaggi della speleologia triestina e nazionale, nonostante siano stati molti i suoi detrattori sia in vita, sia dopo la sua morte. L’anno si chiude con una spedizione intergruppi ( Bologna, Firenze, Roma, Lucca e Trieste) alla Grotta del M.te Cucco. Scopo della spedizione è di raggiungere il fondo della cavità, ma gli intenti naufragano al Pozzo del Gitzmo che da 26 ore vedeva gli speleologi romani impegnati nel suo superamento; per Trieste partecipa il Gruppo Grotte della XXX Ottobre. Per quanto riguarda l’organico dei soci, a cavallo del ‘65 e del 1970, il gruppo è costituito da numerose persone che dall’inizio prendono parte all’attività della Sezione, o sono fuoriusciti da altri sodalizi: tra questi ricordiamo Marciano, Zorn, Semeraro, Meredith, Guardiani, Podgornik, Besenghi, ed ancora Bonechi, Ricatti, Merlak, Nicotra, Baldassi, Rudin e Stolfa. Il 1970 inizia con alcune esplorazioni subacquee alla Grotta delle Ninfe, posta sul letto del torrente Rosandra nell’omonima Valle, grotta che viene esplorata per uno sviluppo di 45m. Sempre sul Carso Triestino vengono intensificati i lavori d’adattamento della Grotta A. F. Lindner per la posa in opera delle strumentazioni di registrazione dei movimenti di falda carsica, primo esempio di studi di questo tipo. Il fatto che caratterizza il ’70, è il raggiungimento del fondo all’abisso Cesare Prez. La spedizione viene svolta dal 31 Ottobre all’8 Novembre e vede la partecipazione di 13 soci del Gruppo Grotte. La squadra interna, “dotata” di 40 sacchi di materiale, raggiungerà il fondo della cavità a –627m, scoprendo un torrente di grossa portata ed un profondo sifone. L’esplorazione vide la permanenza di 6 giorni dentro l’abisso di Ercolani, Merlak, Chiama, Semeraro, Ricatti e Zisca, (presenza di 4 giorni per Baldassi), mentre all’esterno operava la squadra formata da Lanci, Nicotra, Tomè, Podgornik, Rudin e Stok; per il recupero di tutti i materiali, il gruppo fu aiutato da alcuni soci del Gruppo Rocciatori e dell’Alpinismo Giovanile della XXX Ottobre. Sempre in Regione venne pure svolta un’uscita esplorativa all’Abisso Polidori, situato nella conca chiusa formata dal Torrente d’Aip, alla ricerca di ulteriori prosecuzioni che però ebbero esito negativo. Sulla catena Est del Canin, vengono scoperte tre cavità nella zona del Poviz e del Pala Celar. Esce il quarto numero della rivista “Annali”  sempre più improntata a carattere scientifico, con lavori a carattere geologico – morfologico e paleontologico. Sul Carso Triestino vengono svolte delle uscite di Turismo Sotterraneo alla Ternovizza, Nemez, e Torri di Slivia, iniziative che portano ad un buon riscontro in termini numerici di partecipanti. Segnaliamo ancora, anche se non prettamente specifica all’attività del gruppo, la numerosa presenza di nostri soci alle operazioni di soccorso svoltesi dal 6 al 10 Gennaio sul Massiccio del Canin, dove una slavina travolse Davanzo, Vianello e Picciola, speleologi della “Boegan” impegnati nell’esplorazione dell’abisso Michele Gortani.

L’anno seguente, vede la scoperta di piccole cavità sul Carso Classico (4677 – 4679 VG) e la scoperta di una piccola ma importante grotta presso l’abitato di Duino (la Grotta del Mare 4680 VG), unica cavità della regione ad arrivare con un passaggio diretto al livello delle acque marine. In questo anno si distingue la nostra squadra speleosubacquea, in particolare modo Russo ed Ercolani. Essi vengono impegnati nelle operazioni di Soccorso alla Grotta di Oliero (Veneto) in Luglio dove danno un apporto determinante nelle operazioni di recupero, mentre il solo Russo si immerge nel sifone finale dell’Abisso Prez. Questa sarà considerata una delle esplorazioni più difficili effettuate in quegli anni, dove ancora la pratica subacquea era in fase di pieno sviluppo e i materiali d’esplorazione erano pesanti e voluminosi (in questa occasione furono 66 i sacchi di materiali vari). L’immersione (allora la più profonda effettuata in Italia) permetterà a Russo di scendere per ulteriori 27m nel sifone finale e portare la profondità del Prez a –654m. Esce pure il Bollettino del Gruppo Grotte che riporta l’attività esplorativa e di ricerca sul campo, attività che non poteva trovare diffusione sugli Annali, dato il taglio redazionale prettamente scientifico dato alla rivista; del Bollettino, purtroppo, verrà pubblicato solo questo primo numero.

Il 1972 è un anno importante; il mutamento d’indirizzo di ricerca di molti gruppi, dovuto ad una maggiore diffusione dell’informazione scientifica ed una conseguente sensibilità nei confronti degli studi applicati alla speleologia, porta anche la XXX Ottobre ad effettuare delle ricerche in campo scientifico. Nella grotta Lindner iniziano i lavori di teleidrometria automatica delle acque di fondo in rapporto alle piene del Timavo ed in concomitanza la progettazione di una stazione per la misura delle correnti d’aria all’Abisso dei Cristalli. Questi lavori vengono entrambi progettati da Favretto e Milani. Esce pure il Vol. V° degli Annali. Per quanto riguarda l’attività esplorativa, ottimi risultati vengono conseguiti nel Bus della Genziana sull’Altipiano del Cansiglio. Il nostro gruppo viene chiamato a collaborare con il Gruppo Speleologico di Vittorio Veneto per l’esplorazione comune dell’abisso, la cui profondità raggiunta era di 200m. La prima uscita vede il forzamento di alcuni stretti passaggi cosa che permette di raggiungere la quota di –370m, mentre nella seconda uscita si riesce ad avanzare di poco raggiungendo i –410m. La cavità ovviamente continua,  sicchè viene organizzata una spedizione a cui partecipano 5 nostri soci e 3 di Vittorio Veneto che, con 75 ore di permanenza nella grotta e due campi interni, raggiungono i – 540m. Altre quattro uscite verranno fatte per il rilievo della Genziana, mentre a Novembre verrà finalmente raggiunto il fondo a – 582m chiuso da un sifone. Sul Carso Triestino, vengono rilevate 5 cavità da M. Rucavina ed H. Strasser (segnaliamo qui la 4731 VG profonda una quarantina di metri). In questo periodo prendono parte all’attività del Gruppo Grotte Trippari, F. Benedetti, Giurgevich e Rossetti.

Nel 1973 continuano le uscite sul Cansiglio per indagare altre prosecuzioni certe al Bus della Genziana: viene esplorata una nuova via che si diparte da –92m, mentre con un’ulteriore punta sul fondo della grotta viene seguito un nuovo ramo che termina definitivamente a –576m. Altre due uscite saranno necessarie per terminare il rilievo topografico e per disarmare la cavità. Viene indagata la zona del Pala Celar con la scoperta di due grotte, tra cui la 1204 FR. Una fortunata campagna di ricerca svolta sul Carso Triestino porta alla scoperta di 11 cavità, tra cui la 4788 VG (-84m), mentre per quanto riguarda gli studi a carattere scientifico, degno di nota è uno studio di B.Alberti e Fazio su alcuni lavori di microbiologia ipogea svolti  alla grotta sperimentale Lindner e presentati al I° Convegno di Speleologia del Friuli-VeneziaGiulia. A questo Convegno saranno altri sei i lavori presentati dai soci del nostro gruppo, mentre Gemiti e Milani iniziano a pubblicare i loro studi sulla telemetria idraulica. La componente subacquea del gruppo, dopo tre uscite per trovare l’imbocco del Fontanon del Riu Neri (Alto Tagliamento), si immerge del primo laghetto già visto da speleolosub del CSIF, e trova il passaggio giusto; in tre uscite verranno esplorati 640 metri di gallerie semi sifonanti ed, in alcuni punti, eccezionalmente concrezionate. Viste le notevoli e complesse prosecuzioni trovate al Riu Neri, l’attività subacquea del 1974 viene svolta principalmente nella zona di Ampezzo Carnico dove appunto si apre l’imbocco della risorgiva. Oltre alle prosecuzioni al Riu Neri, viene scoperto un altro sifone che viene esplorato per circa 200m. L’attività prosegue anche in Canin, con ampie battute di zona sul Pala Celar e con una ricognizione presso le aree carsiche sopra Piancavallo. In Carso vengono battute le zone di M.te Gaia, Fernetti, e Monrupino con la scoperta di 8 nuove cavità. Il ’75 vede la conclusione dei lavori al Riu Neri, cavità che risulterà profonda 230m con uno sviluppo di 1280m, senz’altro una delle più belle e importanti risorgive della regione. Sul Cansiglio continuano le ricerche al Bus della Genziana senza però trovare grosse prosecuzioni. Nella zona del Canin viene svolta un’intensa attività che porta alla scoperta di 9 cavità nell’area del Pala Celar e nella Conca dei Camosci. Viene trovata ed esplorata sino a –219m la 1337 FR, nota anche come Abisso e SW del Col delle Erbe e viene fatto un primo assaggio esplorativo sino a –250 alla S.20. Quattro nuove cavità vengono scoperte sul Carso, mentre ottiene dei buoni risultati una ricognizione nelle aree carsiche del Circolo Polare Artico in Norvegia. La zona della quota 1921, nella Conca del Boegan, viene battuta anche nel 1976 e si dimostra molto proficua: sono infatti sette le cavità che vengono scoperte in tale zona, mentre un pozzo di 50m viene trovato nella Conca dei Camosci. Le esplorazioni alla S.20 segnano il passo a causa dei fortissimi terremoti avvenuti nella zona del Friuli di conseguenza, vengono privilegiate le uscite speleosubacquee. Alla sorgente del Meschio (Vittorio Veneto), anche a causa della siccità, i nostri sub completano l’esplorazione di una galleria lunga 60m oltre la quale l’acqua esce con veemenza da una cascata. Altre esplorazioni vengono portate avanti alla Grotta della Foos, nelle Prealpi Carniche: anche qui, viene forzato un sifone lungo 40m e profondo 6m che porta dopo un breve percorso inclinato a due ulteriori gallerie sifonanti. Questo intenso anno d’esplorazioni subacquee termina con il superamento del sifone alla Grotta della Vecchia Diga presso Barcis da parte di Russo, Ercolani e Besenghi, che scoprono 400m di nuova galleria sino ad un ampio camino ascendente dove viene conclusa l’esplorazione. Il biennio 1977-78 è all’insegna di alcune profonde esplorazioni sul Massiccio del Canin e in varie zone d’Italia, soprattutto in Toscana. L’S.20 viene esplorato in modo deciso nel 1977 da –200m, dove erano state lasciate le precedenti esplorazioni a causa dei fenomeni sismici; sempre nel medesimo anno, segnaliamo 2 uscite al Complesso del Corchia con il raggiungimento del fondo. La squadra speleosub centra un altro risultato passando un sifone di 30m alla Grotta di Rio dei Laz 1500 FR e scoprendo una galleria di 150m di sviluppo resa pericolosa da numerosi massi instabili a causa dei recenti terremoti. Nel ’78 vengono organizzate uscite nelle Marche e Alpi Apuane, viene pure toccato il fondo al Complesso del M.te Cucco. L’esplorazione all’S.20 viene effettuata sino a 400m di profondità, ove la grotta continua ad inabissarsi. E’ pure una buona stagione per le ricerche di nuove cavità nella zona dell’S.20 (presso le quote 1960 e 1936) dove sono ben 11 le grotte messe a catasto. Per la situazione soci, in questi anni è da segnalare l’arrivo di Fedel, Boccali, Cergol, Sauro, Pribaz, Pecorari, e un po’ più tardi dei giovani Venniro e Ambroso. Esce, con un certo ritardo dovuto a motivi di carattere economico, il VI° volume degli Annali presentato dinanzi ad una folta platea al Circolo della Stampa: il numero tratta un argomento di grande attualità come l’idrologia sotterranea del Carso Triestino e Goriziano ed altri lavori di ricerca prettamente scientifici. Vengono effettuate una serie di ricognizioni all’Abisso di Trebiciano per iniziare delle misurazioni idrologiche. Il 1979, dopo alcune uscite sul territorio nazionale (Apuane, Cansiglio), vede una numerosa serie di uscite all’S20 che sta diventando uno degli abissi più profondi del Canin, nonostante le difficoltà di esplorazione date dal carattere attivo della grotta: l’ultima punta porta i nostri speleologi a –710m dove la cavità continua ulteriormente. Sul Carso viene scoperta una cavità nella zona a NE del M.te Coste. Viene fatta una prima ricognizione in Alta Val Resia (presso Stolvizza) dove vengono scoperte delle importanti risorgive che verranno esplorate nel triennio successivo. In Canin, non lungi dall’ingrasso dell’S.20, viene scoperta una piccola cavità che farà parlare di sé in un breve futuro: la sigla è ET5. Il 1980 inizia con la spedizione invernale all’S.20, svolta in Febbraio per scongiurare l’arrivo di qualche grossa piena: i partecipanti vengono portati all’ imbocco della cavità da un elicottero militare dell’Ale Rigel. Entreranno per l’ultima punta esplorativa Besenghi, Sauro, Ambroso, i mercenari dell’Orda  Frati e “Icaro” De Monte, seguiti da Cergol, F.Benedetti e Giurgevich che raggiungeranno il fondo della grotta a –760m, una delle maggiori profondità del Canin. Sul versante resiano del Canin, viene iniziata l’esplorazione della grossa grotta – risorgiva trovata l’anno prima alla base del M.te Sart. Qualche problema per la gestione e il raccoglimento dei dati sperimentali delle cavità della XXX Ottobre, associati ad una politica maggiormente incentrata sull’attività esplorativa, portano ad un “raffreddamento” dei lavori di ricerca scientifica effettuati da Merlak, Gemiti e Milani, tanto che la progettazione di un ciclo di nuovi studi all’Abisso di Trebiciano termina in un nulla di fatto.

Appena terminata l’esplorazione all’S.20, già si odono i vagiti di una nuova cavità che reclama un “padre” esplorativo, la grotta (tra breve abisso) a S.E. della quota 1972m. Scoperto nell’Estate del 1979, l’ingresso della cavità si presentava ostruito da detriti, ma la presenza di una notevole corrente d’aria fece supporre la presenza di ulteriori vani ipogei: dopo un breve scavo, si esplorò un breve meando che diveniva impraticabile a soli 5m di profondità. I lavori vengono ripresi nell’estate 1981 e con varie uscite il meandrino viene facilmente superato e la grotta và, nonostante la presenza di numerosi passaggi angusti. Nell’81 viene fatta una visita al Fighierà e viene battuta, con scarsi risultati, la zona del M.te Raut. Un’importante prosecuzione viene scoperta alla Grotta dell’Acqua Nera 683 FR presso Pielungo: dopo un breve lavoro di scavo nella frana finale del ramo fossile vengono scoperti 700m di nuove, bassissime gallerie, percorse grazie al disinnesco di alcuni sifoni interni. Un’immersione fatta nel sifone finale, viene sospesa a causa della pericolosità degli ambienti molto franosi e fortemente torbidi. Entrano nel gruppo vari giovani soci, Martini, Di Giorgio, Cerovaz, e  Luzzatto . Il 1982 è si rivela un anno intenso, soprattutto grazie alle campagne esplorative sul Canin. L’ET5 si conferma abisso “di razza”, impegnando a fondo gli esploratori ma concedendo pure dei risultati confortevoli: le esplorazioni terminano per mancanza di materiali a –633m sul bordo di un pozzo. Alla Risorgiva sotto il Sart proseguono le esplorazioni in grandi ambienti, viene risalito un pozzo di 50m che porta sul primo sifone lungo 85m e fondo 15m; l’esplorazione per quest’anno termina su di un ulteriore lago – sifone. La squadra subacquea ( Russo, Giurgevich) opera in collaborazione con i sub del CSIF di Udine (F. Savoia) per l’esplorazione di alcuni importanti sifoni nella zona di Vedronza e Monteaperta. Un ottimo risultato viene centrato alla grotta di Vedronza 71 FR con il superamento del secondo sifone di 100m e profondo 12m: gli speleosub passano il terzo sifone (svil. 57m) e si arrestano davanti ad un quarto e più difficile bacino d’acqua portando comunque a catasto 800m di nuovo sviluppo. La collaborazione viene estesa pure per il superamento dell’angusto sifone della Pod Lanisce 573 FR dove la stessa squadra procede per 30m in immersione e scopre 340m di gallerie con piccoli salti e cascate. Sul Carso Triestino, a più riprese, vengono marcate con traccianti (tetracloruro di carbonio) le acque sotterranee nella Grotta di Trebiciano ed alla Grotta Lindner con conseguente campionatura alle risorgive del Timavo e nei pozzi sovrastanti (226 VG e 227 VG), ottenendo dati molto interessanti sulla idrologia sotterranea di questa parte del Carso. Vengono svolte delle uscite in Apuane, alla Grotta delle Fate, al Fighierà e ai Draghi Volanti. Sul Carso Triestino vengono nuovamente organizzate le uscite di Turismo Sotterraneo che riportano un ottimo successo di partecipanti (170 persone per tre giornate) sfruttando le bellezze naturali della Ercole (6 VG), della Ternovizza (242 VG), e della Lindner (3988 VG). Segnaliamo pure l’attività di alcuni soci della squadra sub, che effettuano delle immersioni nelle grotte della Sardegna, visitando la grotta Verde di Capo Caccia (Alghero) e la Risorgiva di Su Cologone (Oliena) sino a 60m di profondità. L’attività di ricerca scientifica subisce un notevole calo e quasi un arresto, dovuto in parte al grosso impegno in termini di ore/uomo per la raccolta di dati e misure particolari ed in parte alla mancanza di supporto dato dalla dirigenza del Gruppo stesso, che in questo periodo pone al fulcro dell’attività le uscite a carattere esclusivamente esplorativo e/o d’allenamento dei nuovi soci. Forse il segnale della crisi a venire è rappresentato proprio dalle esplorazioni dell’ET5, grotta ostica che nonostante tutto continua ad inabissarsi. La mancanza di persone disposte a continuare le esplorazioni e la difficoltà per assicurare un’efficace fornitura di materiali d’esplorazione, portano alla collaborazione con la CGEB per l’esplorazione finale dell’ET5. Nel 1983 viene raggiunto il fondo a –726m e scoperta una interessante condotta fossile a –660m, mentre il rilievo viene eseguito a quattro mani da Besenghi e Fedel (AXXXO) e da Ferluga e Mikolic (CGEB): parallelamente alle esplorazioni, la cavità viene disarmata sino a –260. Vengono concluse pure le esplorazioni nella zona del Fontanone sotto il M.te Sart 1889 FR con dei lusinghieri risultati. Nel Fontanone viene effettuata un’altra immersione alla fine del tratto esplorato scoprendo un vasto lago che dopo 20m di profondità sifona: la risorgiva verrà rilevata per +120m e 622m di sviluppo. Viene esplorata e rilevata pure la Grotta del Fontanone sotto il M.te Sart 2302 FR per +42m e 205m di sviluppo planimetrico.  La situazione interna non particolarmente rosea del gruppo si può evincere pure dal fatto che alle riunioni del Direttivo del Gruppo Grotte partecipano due membri del Consiglio Direttivo sezionale per supportare e consigliare il gruppo stesso e tentarne il rilancio. L’anno seguente, 1984, vede nel campo esplorativo solamente il recupero finale dei materiali all’ET5 ed una collaborazione con il gruppo di Alpinismo Giovanile della XXX Ottobre per alcune uscite nelle grotte del Carso Triestino. Esce il  sesto numero della rivista Annali che riporta le esplorazioni dell’ET5 e della Val Resia, oltre a due lavori di Gemiti sul fiume Timavo: il primo sulla portata del fiume alle risorgive di S.Giovanni di Duino ed il secondo su di una nuova e originale prova di marcature delle sue acque. Chiudono il numero due lavori di Marzolini e Dolzani (Gruppo Ricerche di Paleontologia Umana) su nuove stazioni preistoriche sul Carso Triestino ed una ricerca sulle impronte fossili nel Flysch Terzario nei pressi di Trieste. La mancanza d’attività di un certo livello, è data dall’ulteriore crisi interna del gruppo. Se da un lato sono entrati giovani soci nelle file della società (De Filippo, Giurgiovich e Fabrizio Viezzoli), molti altri, per motivi diversi che qui non analizzeremo, per mancanza di notizie e fonti certe su cui documentarsi, sono fuoriusciti dal gruppo o non praticano più l’attività speleologica. Sommando a questa situazione l’assenza di una sede dignitosa per il Gruppo Grotte ove riunirsi e discutere (anche come momento socializzante tra i soci stessi), la mancata approvazione di alcune spese del Gruppo Grotte e la garanzia di copertura finanziaria subordinata alle decisioni del Direttivo Sezionale ed infine le dimissioni del capogruppo Besenghi (che non vuole più assumersi alcuna responsabilità in merito), emerge chiaramente come tutti questi fattori negativi porteranno allo sbandamento totale del Gruppo proiettandolo sull’orlo dello scioglimento. Viene eletto, a Luglio ’84, un nuovo Direttivo con Capogruppo Fedel: durerà pochi mesi.

 

1985-1998 - Il gruppo non si scioglie

Nel 1985 la quasi totalità dei soci del Gruppo Grotte ancora in attività, entrano nelle file della CGEB. Il Gruppo XXX Ottobre  non si scioglie, come scritto sinora, ma il fatto che oggi esista ancora il Gruppo Grotte dell’Associazione XXX Ottobre è dovuto a Claudio DeFilippo e Maurizio Dudine, affiancati da Fabrizio Viezzoli, tutti e tre giovani soci che rimangono alla XXX Ottobre con l’estremo compito  di riorganizzare daccapo non solo l’attività speleologica, ma tutta l’ossatura del Gruppo Grotte, dai materiali, ai nuovi soci, alle esplorazioni, passando per la gestione patrimoniale e amministrativa. Si apre dunque un periodo, 1985-86, in cui gli sforzi maggiori sono finalizzati a creare un nuovo nucleo di soci che trainino l’attività speleologica riacquistando allo stesso tempo credibilità e prestigio, in un gruppo con una gloriosa tradizione alle spalle ma agli effetti con un futuro tutto in salita. L’attività, viene riorganizzata a piccoli ma positivi passi. Nell’85 viene scoperta una nuova cavità sul Carso Triestino, la Grotta dell’Amicizia 5333 VG e vengono organizzate con buon successo di pubblico alcune proiezioni a tema speleologico. Viene svolta un’uscita in Toscana visitando il Fighierà. Nel 1986 viene redatto e approvato il nuovo Regolamento del Gruppo Grotte, che vede il rientro di alcuni giovani soci come Luzzatto, Venniro, e Ambroso. Dopo 6 mesi di lunghi lavori di scavo viene aperto il passaggio interno del Pozzo presso la stazione ferroviaria di Villa Opicina 8 VG che dal 1920 non era più agibile a causa di una ostruzione detritica: la riesplorazione con le tecniche moderne porta alla scoperta di un nuovo ramo con una grande sala. Viene effettuata un’uscita alla Spluga della Preta. Nel 1987 si iniziano ad programmare delle attività divulgative che vedono il gruppo impegnato nell’organizzazione di un corso di speleologia per gli accompagnatori di Alpinismo Giovanile, e nell’accompagnamento di soci della XXX Ottobre in alcune cavità del Carso Triestino. In Toscana vengono visitate la Buca d’Equi e la Buca della Freddana. L’anno seguente, 1988, vede la scoperta di alcune nuove cavità sia sul territorio locale sia su quello regionale. Entrano nel Gruppo vari soci tra i quali P. Rucavina, Rizzo e Ritossa. La XXX Ottobre cambia sede, passando da Via S. Pellico in Via Battisti ed ovviamente anche il Gruppo Grotte trasloca tutti i materiali della propria sala. Sul Carso vengono scoperte 6 nuove cavità tra le quali, nella zona dell’Hermada, la Grotta della Gavetta 5441 VG (svil. 75m) e la vicina Grotta del Pilone 5020 VG (svil. 81m), entrambe parzialmente adibite a ricovero durante la I° Guerra Mondiale. Iniziano le battute di zona nell’area del Pal Piccolo con la scoperta di 4 nuove grotte tra le quali la FJ5 2570 FR. Vengono pure effettuate delle battute di zona a Villa Santina, Maniago e presso il Lago di S.Croce con scarsi risultati. Il 1989 vede l’incremento costante del numero delle uscite del Gruppo, che continua i lavori di ricerca sul Pal Piccolo scoprendo varie cavità in collaborazione con il Gruppo Triestino Speleologi. Inizia anche un’importante lavoro di ricerca nel campo dell’inquinamento ipogeo in collaborazione con il Club Alpinistico Triestino, lavoro che porterà ad un dettagliato elenco di cavità inquinate che verranno segnalate al Comitato Interregionale Tutela Ambiente Montano ed alla Pretura. Nell’ambito di questi lavori viene effettuata una pulizia della Fessura del Vento sempre in collaborazione con il CAT. Il gruppo entra da quest’anno a far parte della Federazione Speleologica Triestina. Nel 1990, dopo la nomina ad Istruttori di Speleologia di due soci del Gruppo viene organizzato il I° Corso di Speleologia che vede l’iscrizione di 15 allievi alcuni dei quali rimarranno nelle file del gruppo. Sul fronte dei soci, nel biennio 1989-90 entrano alla XXX Ottobre de Curtis, Corazzi, Manfreda, Umek, Donat, e Frausin. Due sono le cavità che vengono scoperte sul CarsoTriestino, e tre quelle scoperte sul Pal Piccolo tra le quali la Caverna del Ghiaccio 2695 FR. In territorio nazionale vengono visitate la Grotta del Chiocchio, il Bus della Rana ed il Bus della Genziana. Si porta avanti l’attività di turismo sotterraneo, organizzando delle uscite sul Carso Triestino ed alle Grotte di Villanova in Friuli. Dopo vari anni si ritorna nelle zone del Canin dove vengono svolti alcuni lavori di ricerca nella zona del Picut assieme al GTS: vengono rilevate 5 nuove cavità, ma il risultato maggiore viene raggiunto forzando una fessura a -55m nella grotta WZ 10 2723 FR, scoperta dal GTS nel 1980. Superata la strettoia, la cavità venne esplorata sino a –250m dove si congiungeva con l’Abisso Mornig, portando un contributo fondamentale alla conoscenza della zona e soprattutto offrendo nuovi possibili scenari per le esplorazioni future di un unico grande Complesso del Foran del Muss: le esplorazioni recenti confermano in pieno questa ipotesi. L’anno si chiude con una prespedizione in Giamaica per analizzare sul campo la zona di una possibile spedizione da attuare a breve termine assieme al CAT. Nel 1991 viene fondata la Scuola di Speleologia “Cesare Prez”, braccio didattico – divulgativo del Gruppo Grotte che organizzerà regolarmente vari corsi di introduzione alla speleologia: quest’anno viene organizzato il II° Corso con la presenza di 15 allievi. Sul campo esplorativo viene terminata assieme al GTS l’esplorazione della Grotta Labyrinth 2791 FR (Pal Piccolo) raggiungendo i 90m di profondità per 270m di sviluppo. Due le cavità scoperte sul Carso Triestino. Continua l’opera di catalogazione delle cavità inagibili ed inquinate nell’area del Carso Triestino, con numerose uscite al Pozzo del Cristo per effettuare delle documentazioni fotografiche. Vengono fatte varie uscite sul Cansiglio, sia per nuove esplorazioni (Voragine a SE del Col della Rizza 2792 FR), sia per riposizionare cavità già messe a catasto tra le quali l’Abisso ad E del Col della Rizza 377 FR ove vengono ritrovati dei resti di Orso Bruno. In Canin si inizia a lavorare assieme ad altri sodalizi all’Abisso Mornig, cavità esplorata agli inizi degli anni ’80 ma che presenta ancora numerose vie inesplorate: vengono pure effettuate delle uscite di scavo nella frana terminale dell’Abisso “S. Procopio”. In Toscana viene svolta una visita al Milazzo ed alla Buca di Equi assieme alla CGEB. Ad ottobre il Gruppo è impegnato nella realizzazione di un documentario medico – scientifico che viene realizzato della Grotta del Fumo (Marcossina) e nella Otocka Jama (Postumia), entrambe situate in Slovenia: grande impegno ma anche grande soddisfazione nel confrontare il mondo speleologico assieme a quello delle produzioni televisive. Entrano in gruppo Martinis, L.Rossi, Savi, Deponte e nuovamente Di Giorgio. L’anno seguente, 1992, si apre con la scoperta di un’importantissima cavità sul M.te Carso (in Val Rosandra), dove De Filippo e Baldi (uno dei soci più attivi del Gruppo Grotte della metà degli anni ’50, ritornato alla speleologia dopo oltre venti anni d‘attività alpinistica d’alto livello) aprono la Caverna degli Orsi 5725 VG, che all’interno presenta dei copiosissimi resti di Ursus Spelaeus e di altri animali di taglia inferiore: la scoperta di questo importante sito paleontologico, ampiamente divulgata sui mezzi d’informazione nazionale, apre affascinanti possibilità di ritrovamenti archeologici che attualmente sono allo studio con una mirata campagna di scavi effettuata dall’Università di Pisa e dalla locale Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Altre 3 sono le cavità scoperte in altre aree del Carso Triestino. Registriamo un’uscita alla Spluga della Preta per il recupero finale dell’Operazione Corno d’Aquilio alla quale partecipano 4 soci. Nel corso dei festeggiamenti del 75° anniversario della XXX Ottobre, viene organizzata la mostra “-1000 + 8000” che riscuote un buon numero di visitatori: il Gruppo Grotte allestisce un proprio punto d’informazione e divulgazione che otterrà un notevole consenso soprattutto fra le scuole che visiteranno la mostra. Dopo intensi preparativi e una fitta e positiva corrispondenza con l’Ambasciata giamaicana, la spedizione “Xaimaca 92” salta  per la mancanza di copertura  finanziaria da parte della Sezione. Nuovi spazi esplorati vengono regalati dal Canin, dove all’Abisso Mornig (sempre con CAT e GTS) vengono esplorate delle nuove vie a –400m. Si lavora anche al Q.rdi e soprattutto all’Abisso del Col Sclaf 984 FR che viene armato per la progressione in corda e parzialmente ritopografato. Si svolge regolarmente il III° Corso d’Introduzione alla Speleologia e viene pure organizzato il I° Corso di Speleologia per i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile. Il 1993 vede lo svolgersi di numerose uscite in Slovenia (le cui zone non sono più pattugliate da truppe militari) per la ricerca e la documentazione di vecchie grotte della I° Guerra Mondiale nelle zone del Carso Goriziano, mentre sul Carso Triestino vengono scoperte ben 10 nuove cavità tra le quali l’Abisso a SE della Dolina dei Druidi 5772 VG (-91m). In questo anno si riforma pure una squadra speleosubacquea dopo l’attività pionieristica svolta in questo campo dai soci del Gruppo Grotte negli anni ’70 e ’80; la squadra (Ebert, Foti, DeSantis) svolge varie uscite al Meschio, ad Oliero, all’Elefante Bianco, al Gorgazzo ed al I° e III° ramo del Timavo. Lusinghieri risultati ottiene il IV° Corso d’Introduzione alla Speleologia, con 15 iscritti di cui l’80% sono delle giovani allieve. Sul Canin vengono fatte delle ripetizioni classiche visitando il Novelli, l’Abisso della Funivia ed il Paolo Fonda. Entrano in gruppo A.Rossi, Zoppolato, Postal, Buzzai e Bidoia. Nel ’94 continua l’attività speleosubacquea (Covol dei Siori, Gorgazzo), mentre nel campo delle esplorazioni speleologiche, con l’intento di reperire nuove zone carsiche d’alta quota, vengono battute a più riprese le zone del M.te Raut ed i tavolati a N del Col Sclaf. Proprio in quest’ultima zona, praticamente vergine pur essendo posta nel plateau del Canin, il gruppo trova quello che cercava, una zona inesplorata. L’area in esame, a causa della lontananza dai punti d’appoggio e delle difficoltà di progressione (essendo la zona totalmente sprovvista di sentieri), risulterà una piccola miniera di nuove cavità: otto vengono catastate in questo anno tra cui segnaliamo il Pozzo il  Mio Piede Sinistro 2984 FR (-41m, svil. 61m). Si svolge regolarmente il V° Corso d’Introduzione della Scuola “Cesare Prez”. Sul Carso Triestino sono 9 le cavità che vengono messe a Catasto, la maggior parte delle quali situate sul Col dell’Agnello, zona sistematicamente indagata nel corso dell’anno. Viene scoperta un’altra cavità d’importanza paleo – archeologica, la Caverna delle Ceramiche 5850 VG, con all’interno numerosi resti d’epoca preistorica e romana. Esce finalmente l’VIII° volume della rivista Annali dopo un silenzio durato un decennio, al suo interno trovano spazio lavori sul Radon nelle grotte del Carso Triestino e sui ritrovamenti di uno scheletro di epoca longobarda, mentre nel campo esplorativo troviamo relazioni sul WZ10, Pal Piccolo e Carso Triestino; chiude il numero una relazione sull’inquinamento delle cavità del Carso Triestino e la relazione della Caverna degli Orsi. Il 1995 vede la presa in “gestione” della grotta Germoni 4429 VG, bella e facile cavità posta vicino a Banne: la grotta viene totalmente ripulita dopo anni d’incuria, vengono sistemate e ripristinate le scale per la progressione e numerosi sono i sodalizi speleologici che vengono accompagnati a  visitare la cavità. Viene iniziata una campagna di ricerche in Slovenia (nella regione del M.te Nevoso), che porta alla scoperta di numerose cavità inesplorate battendo le zone di Coritenza, Giursici e M.te Klesce; quando tutto sembrava portare alla collaborazione per le esplorazioni sistematiche della zona tra il nostro gruppo e quello locale, la collaborazione (sino a quel momento promessa) svanì nel nulla. Nell’area a N del Col Sclaf, oltre a varie uscite nei week-end, viene effettuato, a cavallo dei mesi di luglio – agosto un campo di 7 giorni a cui partecipano 10 soci ed i risultati non mancano. Vengono rilevate 9 cavità e vengono esplorati l’Abisso del Lancio 2986 FR (-92m) e l’Abisso dello Zio di Brooklyn 3218 FR (-156m). Sul Carso vengono scoperte due cavità di modeste dimensioni (la 5918 e la 5919 VG). Parte il VI° Corso di Speleologia della S.N.S.-C.A.I. Nel 1996, la Regione notifica alla nostra Sezione l’inserimento della grotta A.F.Lindner 3988 VG tra le prime 32 grotte protette del Carso Triestino. Dopo anni di visite selvagge e relative distruzioni ed alterazioni dell’ambiente ipogeo, la cavità viene chiusa nel corso dell’anno per ripristinare l’ambiente e proteggerlo in modo efficace; oltre al lungo lavoro di pulizia la cavità viene totalmente riesplorata con la scoperta di alcuni brevi rami e viene rifatto totalmente il rilievo di precisione; numerose le persone e i gruppi accompagnati all’interno. In estate vengono concluse le esplorazioni a N del Col Sclaf con un’ulteriore campo estivo dove vengono rilevate 6 nuove cavità e viene raggiunto il fondo, dopo notevoli lavori di disostruzione, dell’Abisso I° a N del Col Sclaf  2985 FR (-142m). Viene battuta la zona del Cadin Dosaip scendendo anche l’inghiottitoio posto al suo centro, che risulta ancora chiuso da massicci depositi di ghiaccio fossile forse impenetrabili. Dall’inizio degli anni ’90, numerose sono le zone carsiche italiane visitate, con l’esplorazione di tutti i maggiori sistemi: soci del Gruppo si recano in Sardegna (Su Bentu-Sa Oche), in Abruzzo (Ovido di Petrella Liri), Marche (Buco Bucone, Mezzogiorno-Frasassi, Rio Garrafo), Sicilia (Abisso del Vento), Toscana (Corchia, Farolfi, Guaglio), Umbria (Complesso del Cucco, Abisso del Boschetto, Chiocchio), Emilia-Romagna (Spipola, Fantini), Veneto (Giacominerloch, Spaluga di Lusiana, Spluga della Preta, Buca dei Dinosauri, Abisso dei Colli Vecchi) e Trentino (Lamar, Battisti, Bus delle Spie). Intensa l’attività sul Carso Triestino, con la scoperta di 11 cavità tra le quali segnaliamo il Pozzo Venerdì 13 5981 VG (-41m), il Pozzo Arturo 6019 VG (-41m) ed il Pozzo di Sisifo 6021 VG (-40m). Ad autunno parte il VII° Corso di Speleologia con il numero di ben 18 iscritti. A fine anno, cercando di garantire una certa continuità temporale, esce il IX° volume degli Annali con una nuova veste tipografica: i lavori spaziano dal campo esplorativo (Col Sclaf, Carso 1994-95-96, Grotta Lindner) a quello storico (grotte di guerra) a vari lavori di ricerca e di carattere paleontologico (termometrie, ritrovamenti paleo in grotte del Carso). Nel 1997 l’attività sul Carso Triestino, oltre alle normali uscite d’allenamento, è rivolta prevalentemente agli scavi d’apertura di nuove cavità, scavi vinti, per numero di uscite e mole di lavoro, con netto margine da Baldi ed altri vecchi soci del Gruppo Grotte (Remigio, N. Tommasini) e del Gruppo Rocciatori ora “acquisiti” alla Speleologia (Corsi, Slama): in tutto, sono più di una dozzina le cavità che vengono aperte dai soci del Gruppo nelle varie zone d’indagine Altre uscite di scavo vengono svolte nella zona di Villanova delle Grotte in alcune promettenti cavità .soffianti. Molte sono le uscite d’accompagnamento per le visite alle grotte da noi gestite, la Germoni e la Lindner, uscite che vedono l’accompagnamento di gruppi speleologici, gruppi di alpinismo giovanile, gruppi di scout, sezioni del CAI e altre associazioni del tempo libero. Nel campo esplorativo viene indagata la zona di Pradis, effettuando delle risalite con scarso successo nell’Inghiottitoio di Fornez 347 FR, e soprattutto la zona oramai classica del Canin. Dopo il tentativo dell’esplorazione dell’Abisso C.Prez, occluso dal ghiaccio, le attenzioni si spostano all’Abisso a SW del Col delle Erbe (S3) 1337 FR dove viene trovata una promettente prosecuzione; varie punte nel corso dell’estate porteranno la profondità del nuovo ramo (scoperto a –40m) a –355m. Ad Ottobre vengono svolti l’VIII° e IX° Corso d’Introduzione alla Speleologia: il IX° corso viene svolto in accordo con il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, prestigiosa istituzione con la quale si inizia un rapporto di collaborazione. L’ultimo anno di questa cronistoria, l’ottantesimo, inizia con il proseguimento delle esplorazioni all’S3 svolte sia nel periodo invernale che in quello estivo, che portano alla scoperta di una prosecuzione seguita sino alla quota di –450m ove la cavità continua a svilupparsi. Parallelamente alle esplorazioni dell’abisso in questione, viene pure rivista la zona della Conca dei Camosci in cui vengono scoperte altre brevi cavità, alcune delle quali ancora in fase d’esplorazione. Folta la partecipazione dei nostri soci alla torre speleologica allestita al Trieste Sport Show, grossa manifestazione sportiva cittadina che riscuote notevole successo soprattutto fra i visitatori più giovani. In ambito dei quadri permanenti della Scuola Nazionale di Speleologia del C.A.I., sono otto gli Istruttori di Speleologia del nostro gruppo che svolgono l’attività didattica a più livelli collaborando con vari enti educativi e scolastici. Vengono svolte delle uscite esplorative in Croazia con alcuni soci della CGEB, esplorando nuovamente l’Inghiottitoio di Bursici ex 2495 VG e compiendo un’uscita preliminare nell’area del Rozanski Kukovi, sul plateau lunare della catena dei Velebit, zona balzata recentemente agli onori della cronaca grazie all’esplorazione di alcuni profondi abissi. Alcuni soci del Gruppo partecipano come ospiti ad alcune lusinghiere esplorazioni svolte sul Canin, nella zona del Col delle Erbe (Gortani), del Pala Celar (Capitan Findus, Pero-Net 10) e nella grotta Dobra Picka. Ad Ottobre parte il X° Corso d’Introduzione alla Speleologia, svolto sempre di concerto con il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico che vede l’esplorazione di alcune grotte classiche del Carso Triestino. Un’importante opera di denuncia della distruzione ed inquinamento delle grotte del Carso Triestino, e di conseguenza delle falde acquatiche ipogee, viene svolta dal nostro gruppo assieme agli Amici della Terra: il noto giornalista Fulvio Grimaldi (dell’emittente nazionale RAI 3) viene accompagnato al Pozzo dei Colombi ed alla Grotta degli Occhiali per documentare le condizioni d’inquinamento di tali cavità. L’opera di denuncia e ricerca sulla distruzione di cavità naturali, iniziata dal Gruppo Grotte nel 1988, viene divulgata a livello nazionale dall’edizione nazionale di RAI 3. Verso fine anno vengono raccolti i lavori per l’uscita del X° volume degli Annali, dando alla rivista una cadenza un po’ più costante rispetto gli anni passati. I lavori  includono pure questa lunga storia di cui siamo arrivati, per quest’anno, al termine; il resto sarà storia di domani.

 

1998-2018 - Cento anni

L’ultimo ventennio del gruppo è stato molto travagliato, ma comunque ricco di importanti imprese speleologiche. Il periodo si apre con la fattiva collaborazione a Bora 2000, il raduno nazionale di speleologia tenuto nella baia di Sistiana e organizzato da tutti i gruppi grotte di Trieste appartenenti alla Federazione Speleologica Triestina. A seguire, quattro soci molto attivi lasciano il gruppo sempre in direzione CGEB e l’attività di campagna inevitabilmente ne risente; raggiunti i culmini esplorativi nell’abisso S3 in Canin, si segnalano battute di zona nel Vallone dei Camosci con alcune piccole cavità rilevate e un bel pozzo da 50 metri esplorato sul Col delle Erbe (pozzo Saranca in Portizza – FR4074). Le campagne di scavo sul carso triestino hanno portato alla scoperta di qualche piccola cavità e di un pozzo – l’abisso Helmut Strasser – profondo 115 metri e con una bella verticale interna da 100 metri. Da segnalare anche alcune uscite in Toscana (Corchia, Figherà, Guaglio), in Sardegna (Su Bentu, Su Palu, Donini), in Veneto, Trentino ed Emilia Romagna. Continua con costanza l’attività della Scuola, con corsi di introduzione tenuti a cadenza annuale e corsi di avvicinamento per i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile. Inoltre, a livello di Scuola Nazionale del CAI, Fabrizio Viezzoli ottiene la qualifica di Istruttore Nazionale nel 2004. Entrano nel gruppo Sara Persoglia, Roberto Germanis e Luciano Bearzot, che portano avanti soprattutto le attività speleologiche in collaborazione con l’Alpinismo Giovanile sezionale.

Nel 2008, il testimone della dirigenza del gruppo passa da Paolo Rucavina a Roberto Trevi, che con rinnovato entusiasmo prova a stimolare le attività del gruppo. Il tentativo non va a buon fine, anzi. Nel periodo si segnalano scavi e battute di zona con scarsa fortuna nel Carso Triestino, il parziale riarmo dell’abisso S3 per cercare di proseguire oltre gli attuali limiti esplorativi e la partecipazione ad alcune esplorazioni all’abisso dei Led Zeppelin sull’altipiano del Pala Celar. Degne di nota alcune belle ripetizioni in Italia che portano alcuni soci a raggiungere la mitica sala nera, fondo storico della Spluga della Preta e il fondo a -1006 dell’abisso Chimera in Toscana. Si segnala poi una discreta attività divulgativa tra cui spicca la collaborazione con la rivista National Geographic per la denuncia dell’inquinamento ambientale nelle grotte del Carso, settore dove peraltro il gruppo si è dimostrato da sempre molto sensibile.

Nel 2010 ci si trova a ricostruire per l’ennesima volta un gruppo che subisce sconvolgimenti importanti. Dissidi e incomprensioni lasciano nuovamente orfana la XXX di un nutrito numero di soci, tra i più preparati e attivi. Ma di nuovo, grazie alla certosina pazienza e al coinvolgente senso di appartenenza di Paolo Slama e, nuovamente, di Fabrizio Viezzoli – stavolta con l’importante contributo di Dario Donat – ci si rimbocca le maniche e si riesce di nuovo a ricostruire il gruppo. 

Dopo l’intervento da parte del Direttivo sezionale per redarre un nuovo statuto, è da qui che il Gruppo Grotte riparte, incentrando l’attività su varie iniziative divulgative come mostre, pubblicazioni, collaborazioni con altri gruppi e corsi di introduzione e avvicinamento alla speleologia, correlati da attività di formazione per i nuovi soci. Tutto questo ha contribuito a creare quell’atmosfera di amicizia che premette di affrontare le inevitabili incomprensioni che si possono generare in un sodalizio, ma che la passione comune verso la speleologia e l’attaccamento alla Sezione fanno superare. Nell’occasione mi piace ricordare una frase citata da Lionello Durissini, già speleologo della XXX ma poi attivo Presidente della Sezione stessa: “è facile andarsene via sbattendo la porta. Il difficile è restare e far funzionare le cose”. 

Dal primo corso di introduzione del nuovo periodo esce il giovanissimo Alberto Dal Maso che, assieme a Luca Ianza, Alessandro Beltram, Davide Antonini, Andrea Franco e altri ragazzi volonterosi, coadiuvato poi anche da vari amici di altri gruppi – come ormai consuetudine nella speleologia del nuovo ventennio – spinge le attività di punta con presenza costante sull’altipiano del Canin, specie sul versante sloveno. Di particolare rilievo sono l’esplorazione dell’abisso Papé Satan (-535 m), ai piedi del monte Forato, un’inedita scalata su ghiaccio di 280 m nel Brezno Pod Velbom, imponente abisso del Canin sloveno, e la partecipazione alle esplorazioni dell’abisso Egidio a oltre 1000 metri di profondità.

Va segnalata la ricostituzione da parte di Roberto Casasola e Luciano Bearzot del gruppo scavi, che porta alla scoperta di alcune interessanti cavità nel Carso Triestino. Nello stesso periodo è stato svolto uno studio sull’inquinamento da Radon nelle grotte del nostro territorio, è proseguito il monitoraggio della falda acquifera nella Grotta Lindner, e nella Grotta Germoni sono state ripopolate le vasche per lo studio bio-speleologico sui Niphargus. Numerose sono state le mostre fotografiche, tra cui “Historica”, in cui la vita del primo forte gruppo di speleo trentottobrini è rappresentata attraverso coinvolgenti immagini storiche.

Prende vita anche un importante lavoro con la raccolta di materiale per ricostruire e consegnare ai posteri la memoria dei primi cent’anni della XXX Ottobre, con foto, rilievi, verbali e ritagli di giornale inerenti alla storia del gruppo. A completamento di ciò, viene pubblicato l’XI volume degli Annali. Questo volume non è soltanto un elenco di attività esplorative e scientifiche del gruppo, quanto piuttosto una raccolta delle principali avventure degli ultimi 10 anni, che da semplici uscite ludico-addestrative si sono evolute in impegnative esplorazioni. Il Papé Satan, la scalata del Brezno Pod Velbom e le ultime esplorazioni sul Canin Sloveno sono il felice coronamento di questi sforzi. 

Ora il gruppo si è ulteriormente rinforzato, anche grazie all’ingresso di nuovi appassionatissimi soci, tra cui Enrico Ciuffi, Sofia Perich, Maurizio De Angelis, Luca Bevilacqua, Marco Mercadante. Il futuro nell’anno del centenario appare quanto mai promettente: vengono organizzati ben due corsi di introduzione alla speleologia (il XXX e il XXXI), che portano ancora nuovi soci, contribuendo a creare un gruppo coeso e affiatato di amici, da sempre il punto di forza della XXX Ottobre.

Buona fortuna Gruppo Grotte AXXXO … cento di questi anni!