La Slovenia, un groviera di grotte per tutti i gusti. Così, in un’umida e fosca domenica di dicembre, ti salta il ticchio di sceglierne una e farti un giretto esplorativo. Facile no? Beh, no se il rilievo è introvabile. Certo, ci sono lunghezza e profondità, riesci addirittura a procurarti le coordinate di ingresso!  Ma tutto il resto? Porti 30, 40, 200 metri di corda? Ci saranno pozzi? E laghi sotterranei? La muta? O meglio il canotto? 

Se ti è successo di trovarti in una situazione simile, continua a leggere, perché noi abbiamo tutte le…no, semplicemente scoprirai di non essere solo nella tua cavernosa ignoranza. Io e Sara infatti, domenica scorsa abbiamo scelto di visitare l’inghiottitoio di Novokračine, ben decisi di fare anche di questa breve uscita una piccola ‘esplorazione’ personale. Di questa grotta conoscevamo solamente i dati reperibili sul catasto sloveno, ossia sviluppo (1297 m), profondità (188 m) e posizione dell’ingresso (WGS 84: N 45.49109, E 14.30155), oltre a poche informazioni contrastanti sulla sua morfologia. Le famose domande sopraccitate (Serviranno corde? E le mute in neoprene? Che attrezzatura portiamo?) non trovano risposta se non, ovviamente, al ritorno della gita.

L’ingresso della Novokrajska jama è uno spettacolo alquanto raro. Una galleria di roccia levigata e scolpita entra alla base di una parete calcarea. Si inizia a percorrerla e, giusto il tempo di abituarsi un po’ al buio, ed ecco che si scorge di nuovo la luce del giorno. La galleria infatti intercetta due grandi doline di crollo prima di proseguire – sempre più ampia e maestosa – nel suo viaggio sotterraneo.

La progressione è estremamente facile, praticamente come camminare lungo un qualsiasi torrente all’aria aperta – senza neppure i rovi spinosi e le fittissime frasche che all’esterno non mancherebbero di certo. L’unico punto in cui una corda fa comodo è un saltino di 2 metri vicino all’ingresso. Non occorre nemmeno l’imbrago – per fortuna, perché non l’abbiamo portato – e con un paio di asole ci caliamo a mo’ di scaletta.

La muta in neoprene non è strettamente indispensabile, anche se agevola il superamento di alcune pozze e, data l’acqua gelida dell’autunno ormai avanzato, diventa altamente raccomandata. Il canotto può essere una valida alternativa, ma non regge le risate di qualche tuffo corroborante nelle pozze cristalline. Forse, i più freddolosi dovrebbero riuscire ad aggirarle tutte un po’ arrampicando, un po’ armando dei traversi in corda (soluzione non verificata, con ovvio rischio di tuffo non desiderato).

La grotta si sviluppa su un unico ramo e gli ambienti sono sempre grandi e puliti, almeno finché si rimane vicino a dove scorre l’acqua. Camminiamo lungo la galleria principale per circa un chilometro, fino a raggiungere un piccolo sifone. Giunti qui, ammiriamo con disgustata meraviglia alcune specie aliene ormai molto comuni: Polietilene, Polipropilene, persino il Polistirene Espanso, conosciuto anche come Polistirolo. L’osservatore più attento potrà avvistare altri esemplari nascosti dietro i massi in altri punti della grotta.

Il sifone e i suoi abitanti

È triste vedere come delle simili meraviglie naturali si stiano trasformando in discariche. Noi abbiamo portato fuori un sacco speleo pieno di plasticame. Sarà pur poco, ma se ognuno facesse così, forse, prima o poi… 😉

Il giorno della nostra gita (1/12/19) il livello del fiume più vicino tra quelli monitorati, ossia il Reka/Timavo nella postazione di Trpčane, è di 105 cm, portata = 0.531 m3/s, temperatura dell’acqua = 7.9°C. In caso di piena ci sono alcuni punti in cui l’acqua può arrivare al soffitto, ma ce ne vuole parecchia… non ci sono passaggi particolarmente stretti o sifoni semi-allagati. Per quanto sia buona pratica avventurarsi negli inghiottitoi attivi solamente con tempo asciutto, in questa grotta due gocce di pioggia – e anche qualcuna in più – non dovrebbero causare particolari problemi.


Alberto Dal Maso (Kraft)