IMG-20160328-WA0001Dopo innumerevoli problemi organizzativi, riusciamo a concordare il periodo pasquale per effettuare il tentativo di scalata al Velb. Riserviamo tre giorni per l’impresa, in modo da poterci concentrare senza fretta sulla prestazione. Luca Lukič Vallata, più agguerrito che mai, sarà l’uomo di punta; Leo l’insostituibile fotografo; Sara, oltre ad essere un’immancabile presenza femminile, darà una mano con le riprese; a me, invece, spetterà il compito di fare da secondo di cordata. Siamo solo in quattro dunque, troppo pochi forse, ma il meteo è perfetto e la stagione è agli sgoccioli: non possiamo rischiare di perdere questa occasione.

Ormai dovrei conoscere bene la strada per il bivacco, ma ogni volta mi stupisco di quanto sia lunga e tortuosa; l’altipiano del Kanin sa sempre come metterci in difficoltà. Ciononostante, riusciamo a rispettare la tabella di marcia e l’indomani, ovvero sabato, lasciamo il bivacco di buon’ora per calarci nell’abisso prima delle 8.

IMG-20160328-WA0003Lukič scende per primo e approfitta per studiare la linea di salita, mentre io piazzo alcuni fix nelle sezioni più delicate. “Non ho mai visto un ghiaccio tanto trasparente – confessa l’esperto alpinista; non so se è un buon segno… In breve ci troviamo tutti sul fondo, pronti per partire. Lukič ed io ci portiamo su un terrazzo dal quale è comodo iniziare la scalata, mentre Leo e Sara ci seguono con luci e telecamera. Sin dai primi colpi di piccozza abbiamo conferma di quel che temevamo: il ghiaccio è particolarmente duro e fragile, il che rende la salita estremamente lenta e faticosa. Ahimè, il mio contributo in questa fase è minimo: non essendo io un ghiacciatore, mi limito a seguire il capocordata risalendo le corde da lui posizionate.

Non è affatto comune trovare una via tanto lunga e sostenuta: non solo numerosi passaggi tecnici, ma una continuità disarmante su muro pressoché verticale sono le principali difficoltà. Decisamente spettacolare, ottimo per foto e riprese, ma terribilmente logorante per il nostro eroico scalatore, il quale è costretto a combattere contro questo ghiaccio sempre da capocordata, senza che nessuno possa dargli il cambio. Dopo quattro lunghezze, è il momento di affrontare la realtà: tempo ed energie scarseggiano e siamo appena oltre la metà. Mancano ancora alcuni passaggi chiave, per i quali sarebbe necessaria una certa freschezza: non riusciremo a concludere la salita quest’oggi. Non resta che riprendere croll e maniglia e uscire ‘alla vecchia’.

Questa volta non siamo riusciti a portare a termine la scalata, ma siamo tornati a casa più motivati che mai! Adesso è tutto molto chiaro, sappiamo cosa dobbiamo fare per concludere questa storia nel migliore dei modi. Serve un altro scalatore forte, un valido compagno di cordata per Lukič, che possa dargli il cambio al comando; servono più persone che si occupino di luci e riprese; serve qualcuno che si prenda carico del disarmo. Insomma, c’è bisogno di una valida squadra di speleo-alpinisti preparati, coraggiosi, motivati: noi saremo presenti, su chi altro potremo contare?

25-27/03/2016

Alberto Dal Maso (Kraft)

Foto di Leonardo Comelli