«Papé Satàn, papé Satàn aleppe!»,
cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil, che tutto seppe,

disse per confortarmi: «Non ti noccia
la tua paura; ché, poder ch’elli abbia,
non ci torrà lo scender questa roccia.»

(Dante Alighieri, Divina Commedia – Inferno, VII, vv. 1-6)

Non so come sia venuto in mente a Lukič questo verso vagamente satanico, dal significato tutt’ora oscuro. Fatto sta che ogni cosa deve avere un nome, altrimenti è come se non esistesse. Aleppe! Gran bella esclamazione, potremmo chiamarla così questa nuova grotta: “Abisso Aleppe”! Mmm…non suona un gran che. Piuttosto papé Satàn: “Abisso Papé Satàn”. Aggiudicato!

Giornata praticamente perfetta, oggi: partiti con il modesto obiettivo di rilevare quel buco innevato dove m’ero infilato la volta scorsa, siamo finiti per esaurire i 130 m di corde che avevamo portato, giusto all’attacco di un bel pozzo da 20. Ambienti grandi, comunque: non i soliti budelli dove mi piace infilarmi (dicono…). Il tutto condito da una decisa corrente d’aria.

– Abbiamo qualcosa di grosso per le mani – ribadisco a Lukič – Quando lo vedranno gli altri, andranno fuori di testa!

Partiamo con il rilievo del meandro: direzione 290, che meno 180 fa…110 giusto? Sud-Est: perfetto, quel che vogliamo!

28/11/2015

Kraft